2 – Halong Bay: riso e souvenir

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Filippo Paggiarin

Filippo Paggiarin

..ovvero struttura e cartongesso, ovvero cruda realta’ e incontrollata opulenza.

Le colline Verdi e le nuvole si riflettono sugli specchi d’acqua delle risaie. A Perdita d’occhio si estendono ai lati della strada che collega Hanoi alle altre città del Nord. I campi sono punteggiati da pali dell’elettricità che si succedono a intervalli regolari e dai cappelli a cono dei contadini chinati a raccogliere le piantine di riso con le gambe immerse nell’acqua.

I contadini lavorano da soli, talvolta in coppia, e sono tantissimi, distibuiti un po’ ovunque senza logica apparente in rettangoli di risaia lontani tra loro.

Contadini e riso ai lati, insegne del partito, negozi con smartphone e coca-cola lungo la strada: tutto in un unico posto.

L’afflusso di turisti e il modo in cui questi vengono gestiti riflettono l’inaspettata primavera di questo paese. Orde di stranieri in flotte capitanate da guide turistiche con la bandierina invadono la stazione da cui partono le barche per i tour a Halong Bay. Tra loro ci siamo noi.

 Il posto è meraviglioso: verdi isolotti alti e a picco sul mare rendono unico il panorama mirabile dalla barca. Ma la vera meraviglia è all’arrivo nel bacino del villaggio di pescatori. È tutto organizzato nei dettagli: le barche che portano i turisti approdano in una stazione galleggiante sull’acqua, qui i visitatori salgono su tipiche barche a remi guidate dai locali o su kayak guidabili dai visitatori stessi in coppie. Scegliamo il kayak, e dopo qualche difficoltà iniziale riusciamo a entrare con le nostre imbarcazioni dentro le cave delle montagne che mettono in comunicazione il mare con delle piccole insenature circondate dal verde, di cui queste cave rappresentano l’unico accesso.

 

Il posto è davvero incantevole e sembra proprio invitarti stare lì a riposare o leggere, senza più dare colpi di remo. Distenditi e ascolta il silenzio di un posto che lascia all’entrata della cava il resto del mondo.

Sembra dirti così. Sembra, e basta. Il bacino infatti è densamente popolato da turisti con I loro giubbotti di salvataggio arancioni, più o meno stupefatti da ciò che li circonda. La diretta conseguenza di questa densità è che anche il mondo è entrato nella cava, e alla natura verde e rigogliosa che ricopre le montagne a chiudere il bacino, fa da contrasto l’acqua incredibilmente sporca. Di più, il tempo per rispondere all’invito al relax del posto non c’è: la visite guidate prevedono un massimo di 30 minuti di sosta nel villaggio per poter dare il ricambio di turisti.

Torniamo sulla barca e ci spostiamo in un’altra parte della baia, Andiamo in una grotta bellissima di per sé ma anche qui lo sfruttamento del turismo rovina lo spettacolo: la grotta è infatti riempita al massimo della sua capienza dai turisti che in massa vengono fatti salire lungo il pendio dell’isola su cui siamo approdati e vengono condotti all’accesso. Tutto qui è impacchettato per la breve visita dei turisti: dal corrimano in finto legno alle luci colorate (in linea con un certo trash asiatico) che cercano giochi con le stalagmiti della cava. Qui la roccia formatasi in migliaia e migliaia di anni è stata addirittura deformata per farne figure riconoscibili qua e là fontanelle artificiali da cui esce dell’acqua caricata con una pompa.

Anche questo è il Vietnam, assieme al motorino Piaggio e alla birra pagata meno di 2 euro che ho davanti a me nel pub in cui mi trovo a scrivere queste righe. Il Vietnam è un boom: in ogni suo aspetto, nella demografia, nell’economia, nella sua bellezza.

È un boom: spettacolo e distruzione.

da Venezia.. ma attualmente a Rayong, Thailandia

Filippo Paggiarin

1 – Hanoi, la capitale                                                                                  3 – Ho Lua & Tam Coc >

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