2019: c’è ancora la schiavitù in Libia – chi offre di più?

Author

Evelina Tancheva

Evelina Tancheva

“Settecento dollari!” e poi “Cinquecento!”, “Seicento!”, “Seicentocinquanta!”

La voce stanca del cinico banditore d’asta risuona tra le pareti mal costruite. Una alla volta, le figure emaciate che una volta erano esseri umani, sono trascinate di fronte al pubblico. Sono albadayie – mercanzia – ormai. E se guardi in giù, verso la tua paletta, ti rendi conto di essere tentato a comprare.

Benvenuti nella giungla. Benvenuti nell’anfiteatro della morale perduta. Per un momento, qui non c’è altro che un caos organizzato mentre la stanza prende vita.

Ragazzi forti, braccia utili per lavorare i campi sono l’oggetto della vendita. Il martelletto colpisce il tavolo ai settecento dollari. In un minuto la transazione è completata: congratulazioni, hai appena comprato il tuo quinto schiavo.

Questa è una scena accaduta realmente due anni fa, quando una reporter della CNN, Nima Elbagir, dimostrò in un video diffuso poi in tutto il mondo come si possa dare un prezzo alla vita umana. In un piccolo villaggio vicino a Tripoli, ha chiesto di poter parlare con l’albadyie – un ragazzo che era appena stato comprato – ricevendo per tutta risposta un perentorio “no”.

Nonostante in Libia la schiavitù sia stata abolita in tutte le sue forme nell’ormai lontano 1853, questi avvenimenti accadono tuttora senza alcuna opposizione, ancora più alla luce del sole da quando è caduto Muammar Gheddafi nel 2011.

L’articolo 4 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, firmato globalmente nel 1948, pone ufficialmente la parola fine alla schiavitù in tutto il mondo, dichiarando che “nessun uomo sarà sottomesso in schiavitù o in stato di servo; la schiavitù e la tratta di schiavi saranno proibite in tutte le loro forme”. Ciononostante, settant’anni dopo, non tutta l’umanità lo ha accettato e in alcuni paesi le condizioni rimangono immutate, tali e quali a quelle dell’epoca della tratta degli schiavi con l’America.

In maniera allarmante, negli ultimi anni, la spinta per la giustizia sociale e per la difesa dei diritti umani di base sta venendo meno. Nel caso del Sudan, il governo sta tentando di insabbiare il dibattito sul tema argomentando che la schiavitù non sarebbe altro che uno sfortunato e imprevedibile effetto collaterale della guerra tra tribù, rinviando così il suo dovere morale. Nello stesso verso va il Codice Penale del Sudan del 1991 che non classifica nemmeno la tratta di schiavi come pratica criminale. Di conseguenza c’è oggigiorno un numero sconosciuto di albadyie, persone che vivono ancora in cattività.

Ciò ci dice un fatto indiscutibile: che il commercio di schiavi ancora esiste nella maggior parte delle regioni africane. L’indice globale della schiavitù stima che nel 2018 ci siano 40.3 milioni di schiavi moderni (2). Tanto per dare un’idea, visto che il numero in sé e la statistica non possono farlo e quindi non rendono facilmente giustizia al problema in questione, l’intera popolazione di un paese come l’Iraq è di 39,3 milioni di persone…

Dal 1981 la Mauritania ha proibito la schiavitù legalmente, ma senza nessuna applicazione reale, cosicché oggi il numero stimato di persone che vivono in moderna schiavitù ammonta a 90.000 (4).

Allo stesso modo, nella penisola del Sinai, ci sono più di 50 gruppi di trafficanti di esseri umani che operano incontrollati. È per questo che non ci sorprende poi tanto il fatto che questa regione sia considerata una roccaforte di Al-Qaeda e beduini.

Qual è dunque il prezzo della libertà? Sapresti rispondere se ti chiedessero qual è il prezzo della tua libertà?

Per te e per me, che non siamo uomini forti e adatti al lavoro, otterremmo molto meno di settecento dollari.

Settecentotrenta giorni dopo quel video, il numero di persone che vive in condizioni di schiavitù moderna rimane ancora molto alto, nel caso della Libia si stima ce ne siano attorno alle 48.000 (5).

Nel XXI secolo, l’ingenuità e l’ignoranza dei fatti non sono più una difesa giustificabile, non si può più far finta di non sapere, la responsabilità perciò ricade tanto negli attori quanto negli spettatori.

La schiavitù non è un problema di libri di testo con foto e disegni in bianco e nero, non riguarda il passato, sta avvenendo ora.

Sceglierai il comodo silenzio?

Evelina Tancheva

1 https://www.youtube.com/watch?v=cVdFr3nwAco

2 https://www.globalslaveryindex.org/news/new-data-reveals-widespreadfailure-by-governments-in-tackling-modern-slavery/

3 https://www.worldometers.info/world-population/population-by-country/

4 https://www.globalslaveryindex.org/2018/data/maps/#prevalence

5 https://www.globalslaveryindex.org/2018/data/maps/#prevalence

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email

Recent articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy
We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.

Hot daily news right into your inbox.