A seguito delle elezioni del nuovo Parlamento Europeo dello scorso 26 maggio, il volto dell’Unione e dei suoi rappresentanti si è modificato. Il cambiamento, tuttavia, non ha assunto le dimensioni che durante la campagna elettorale si paventavano, ma si è limitato ad un filo di trucco un po’ più pesante di prima. Durante i primi mesi del 2019, infatti, si prevedeva un’apocalisse, una rivoluzione in termini di numeri e di valori all’interno delle sfere decisionali di Bruxelles [1]. Fatto sta che tale cambiamento epocale non si è visto; ci sono stati alcuni aggiustamenti nella cabina di regia, ed alcune fluttuazioni nell’opinione pubblica, ma l’Unione Europea mantiene i suoi valori e le sue diverse anime che la caratterizzano.
Se alcuni equilibri sono cambiati, altri sono rimasti saldi. Ma di quali equilibri parliamo?