La mattina ci alziamo presto per andare a vedere l’alba tra I temple in mezzo alle colline presso My Son. Anche qui la guerra si è fatta sentire: su templi e statue I proiettili hanno scalfito la pietra, le bombe hanno distrutto interi gruppi di templi e lasciato profondi crateri ora ricoperti dalla vegetazione che rigogliosa riveste queste colline. Il ruscello che corre attraverso i templi forniva un tempo l’acqua utilizzata nei riti religiosi durante i quali veniva bevuta; oggi quell’acqua risente ancora degli agenti chimici rilasciati dagli americani.
Tornati a Hoi An, ci facciamo portare a Da Nang, città turistica con una bella spiaggia sulla quale le barche in legno dei pescatori si alternano ai resort di lusso. La città sta vivendo un rapido sviluppo in termini turistici con resort e palazzine in costruzione in riva al mare ( sì, proprio in riva al mare, la distanza tra il loro cemento e l’acqua è inferiore ai trenta metri: no bene).
Uno di questi progetti è il Cocobay, investimento da 14 miliardi di Dong (530 milioni di euro circa) pubblicizzata ovunque, anche negli aeroporti e sugli schermi dell’aereo, che ha come testimonial e primo inquilino ufficiale Cristiano Ronaldo.
Cediamo alle lusinghe delle capanne coperte da foglie di alberi di cocco e ai lettini sdraio. Per appena 4 euro ci viene concesso l’uso dei lettini, gli ombrelloni con le foglie di cocco asciugamani, piscine e docce.
Torniamo a dormire in spiaggia e a portarci via poi vi è solo l’aereo che dobbiamo prendere per raggiungere Ho Chi Minh city, nota ai più come Saigon.
Ci facciamo la doccia e ci incamminiamo. Lasciamo in riva al mare famiglie occidentali che giocano a ping pong, canzoni occidentali cantate dal vivo da qualcuno che sta suonando il piano in una delle zone ristoro del resort e ragazze giapponesi che sorseggiano cocktail a bordo piscine.
Così strano, mondi diversi così vicini.
da Venezia, ma attualmente a Rayong, Thailandia
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