Il primo giugno segna l’uscita degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi del 2015, il trattato mondiale per combattere il riscaldamento globale[1]. Questo evento innesca una forte mobilitazione dei giovani in tutto il mondo.
In Europa come nel resto del mondo, l’impatto mediatico della militante svedese Greta Thunberg – seguito da un importante incremento del voto a impronta ecologista alle elezioni europee – hanno reso tangibile l’impegno collettivo dei giovani di fronte all’emergenza climatica. Il loro obiettivo è duplice: dimostrare che l’ecologia non è appannaggio esclusivo di un partito politico o di una classe sociale ma anche permettere un rilancio dell’Unione Europea attorno a dei valori comuni unificatori.
Ma al di lá della mobilitazione collettiva , a livello individuale, questi giovani perseguono davvero il loro impegno ecologico o sono talvolta preda di contraddizioni? Quali comportamenti sono davvero ecologici?
La mobilitazione collettiva dei giovani: un vento nuovo per una costruzione europea?
Giovani e sostenibilitá: perché questo impegno?
Anche se non hanno ancora l’etá per il voto, i giovani si impegnano ugualmente quando si tratta dei grandi temi legati all’ambiente e al futuro del pianeta[2]. I temi da loro preferiti fanno riferimento al degrado della biodiversitá degli oceani, del suolo, dell’aria e del clima, dell’inquinamento luminoso, a quello derivato della plastica e alla deforestazione.
Le rivendicazioni variano da un paese all’altro, i progressi in termini di protezione dell’ambiente sono stati infatti marcati da differenze di passo tra i vari paesi. Per esempio, per quanto riguarda la politica sugli imballaggi, sin dagli anni ’90 la Germania ha messo in piedi un sistema di consegne per le bottiglie riutilizzabili, dal 2003 si è dotata di un sistema anche per le lattine e le bottiglie in plastica[3]. Paesi come la Danimarca, l’Estonia, l’Islanda e la Svezia hanno un tasso di raccolta di imballaggi in vetro, plastica e alluminio molto elevato. Anche altri paesi come la Finlandia, la Norvegia, il Belgio e i Paesi Bassi hanno messo in campo delle politiche che incentivano la raccolta degli imballaggi di vetro, plastica e alluminio. In fine, altri paesi come Francia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Lettonia sono in ritardo per quanto riguarda l’implementazione di tali sistemi. In materia di trasporti, l’Olanda, la Danimarca e l’Ungheria sono i paesi europei in cui gli abitanti utilizzano di piú le biciclette come mezzo di trasporto quotidiano con rispettivamente il 36%, il 23% e il 22% di persone che utilizzano questo mezzo[4].
Nel Sud e nell’Est dell’Unione Europea, si ritiene che sia il cambiamento climatico ad avere un impatto sulla vita quotidiana.[5]. In Grecia, Italia, Bulgaria, Slovenia, Ungheria e Croazia, la percentuale di coloro che ritengono che il cambiamento climatico abbia un impatto sulla vita di ogni giorno è di piú del 90%, mentre la percentuale scende all’80% tra i francesi, i polacchi, gli spagnoli e i portoghesi , per poi passare al 60% in Danimarca, Svezia, Finlandia e Regno Unito.
Quali mezzi utilizzano i giovani?
Questo connubio tra giovani e sostenibilitá si esprime con manifestazioni, scioperi studenteschi, condivisioni e sfide sui social network come la TrashTag Challenge in cui si pubblicano delle foto prima e dopo la pulizia di mari, spiagge o foreste.
Il modo in cui i giovani si impegnano non segue i tatticismi e le strategie che appartengono invece alla politica, alla quale il 51% di essi imputa di avere una responsabilitá diretta in tema di protezione dell’ambiente. Inoltre, il 95% dei giovani sostengono che i politici non facciano abbastanza in tema di questioni ambientali e di cambiamento climatico e il 57% ritiene che addirittura i politici “non fanno proprio nulla a riguardo”[6].

Sin dalla loro piú giovane etá, i giovani vengono sensibilizzati al rispetto della natura e dell’ambiente e hanno quindi la volontá di agire nell’interesse generale pensando al loro avvenire e a quello delle generazioni future e spesso lo fanno formando o partecipando a associazioni al fine di far sentire le loro ragioni. L’inchiesta Eurobarometro sulla gioventú europea indica che il 53% dei giovani nella fascia 15-30 anni si sono impegnati in un’associazione nel corso del 2017[7].
E’ questo il caso della Lobby di Poissy, un’associazione di giovanissimi creata da Anaïs Willocq, insegnante presso la scuola Michel de Montaigne a Poissy (Francia) e Elsa Grangier, giornalista, realizzatrice e coordinatrice del progetto[8] , sostenuto da Nicolas Hulot – giornalista e ex ministro francese dell’Ecologia, della Sostenibilità e dell’Energia – e Hubert Reeves, astrofisico e attivista ecologista.
Progressivamente, sono riusciti a mobilitare 310 ragazzi tra i 10 e i 17 anni, provenienti dalle scuole di una decina di paesi europei insieme ai loro 27 professori[9]. Con il collettivo Kids for Planet’s Rights che si è costituito in quell’occasione[10], ogni paese ha partecipato alla redazione della dichiarazione europea dei diritti del pianeta e degli esseri viventi che è stata presentata mercoledí 27 novembre 2019 al Parlamento Europeo di Strasburgo[11] e tradotta nelle 27 lingue dell’Unione Europea. L’articolo 18 della dichiarazione riprende la nozione di “ecocidio” introdotta in Francia dalla giurista Valérie Cabanes[12] che precisa che “il pianeta ha il diritto di essere rappresentato per agire in sede legale contro chiunque si renda responsabile dell’eccessivo inquinamento”[13].

Essere giovani e eco-responsabili: un impegno individuale talvolta contraddittorio
A proposito di abitudini consumiste ancora fortemente ancorate
Questo binomio tra giovani e sostenibilitá potrebbe lasciar pensare che i giovani adottino anche nel loro quotidiano dei comportamenti volti al rispetto dell’ambiente e alla lotta al cambiamento climatico. Tuttavia, uno studio svolto con il metodo delle quote tra il 1 e il 14 marzo 2019 con 1678 giovani tra i 18 e 23 anni ha mostrato che l’83% della generazione Z pensa di fare degli sforzi nel quotidiano per limitare il proprio impatto sull’ambiente e il 18% di essi dichiara addirittura di fare “molto” in questo senso[14], anche di piú delle generazioni precedenti. In Europa, questo non è vero se non in due settori: i trasporti – visto che i giovani preferiscono camminare, utilizzare i mezzi di trasporto in comune, il car-sharing cosí come l’utilizzo della bicicletta e dei monopattini elettrici – e le alternative all’acquisto di prodotti nuovi preferendo il mercato delle occasioni, lo scambio di prodotti usati e il noleggio[15].
Tuttavia questa relazione virtuosa tra giovani e sostenibilitá è contraddetta da alcuni loro comportamenti che non sono invece ecosostenibili in altri aspetti in cui essi sembrano fare meno sforzi che le generazioni precedenti[16]. Qui alcuni esempi:
– La raccolta differenziata in modo sistematico (63%) ;
– La riduzione del consumo di prodotti usa e getta (47%) ;
– La riduzione dei consumi di acqua e energia (46%) ;
– L’acquisto sistematico di prodotti locali (25%) ;
– L’utilizzo di mezzi di trasporto piú ecologici (23%) ;
– L’utilizzo meno frequente e piú efficace dell’auto (22%) ;
– Evitare di prendere l’aereo per viaggi di corto raggio (9%) ;
Le abitudini consumistiche e edoniste sembrano essere ancora ancorate tra i giovani, che acquistano prodotti nuovi, e approfittano dei saldi per acquistare piú prodotti[17], non rinunciano ai viaggi in aereo e non hanno il riflesso automatico di spegnere gli apparecchi elettronici lasciandoli in stand-by.
Una falsa conoscenza di ció che è realmente ecologico
Con molta buona volontá e convinzione, spesso i giovani cercano di adottare un comportamento ecosostenibile ma sono spesso vittime di una falsa-conoscenza rispetto a ció che è veramente un modo d’agire ecosostenibile e ció che semplicemente sembra esserlo. Le tecniche di comunicazione chiamate “greenwashing”[18] inquinano le acque e non permettono sempre ai giovani di fare delle scelte consapevoli e eco-responsabili. Ingannati dalle sirene del marketing, acquistano prodotti con etichette “eco” o “bio” con imballaggi biodegradabili quando invece potrebbero comprare lo stesso prodotto direttamente sfuso, o prodotti che hanno un unico utilizzo invece di utilizzare contenitori che possono essere utilizzati piú volte. Il computer, per esempio, è utilizzato al posto della televisione per vedere video o film in streaming e l’ascolto della musica online ha ormai rimpiazzato le modalitá di ascolto utilizzate dalle generazioni precedenti (vinili, cd, ecc.). Nonostante questi strumenti sembrino “green” o “ecofriendly”, in realtá essi consumano una grande quantitá di dati con un impatto ecologico colossale in termini di CO2. Le bici e i monopattini elettrici – particolarmente apprezzati dai ragazzi – possono sembrare dei mezzi di spostamento ecosostenibili, ma lo sono solo in parte in quanto funzionano anche grazie a batterie contenenti litio, la cui estrazione richiede grandi quantitá d’acqua[19] .
Converrebbe quindi domandarci quali siano le azioni che potrebbero portare a incentivare i giovani a capire cosa è e cosa non è ecologico cosicché possano adottare comportamenti piú coerenti con le loro istanze di sostenibilitá ambientale. É vero che l’atteggiamento in merito a queste tematiche sta evolvendo in maniera assolutamente positiva sia a livello collettivo che individuale, ma cosa possono fare i giovani se non ricevono un’adeguata informazione e se i prodotti a loro proposti non sono rispettosi dell’ambiente?
Le politiche pubbliche in favore della difesa dell’ambiente devono dunque essere piú forti in materia di prevenzione e sensibilizzazione attraverso per esempio: campagne d’informazione e comunicazione nelle scuole, un sistema di etichette dettagliato sui prodotti non inquinanti o riciclabili, sovvenzioni per il noleggio o per l’acquisto anche di beni come bici e monopattini non elettrici e non unicamente per quelli elettrici come invece avviene in alcuni paesi[20], la promulgazione di leggi rivolte all’industria al fine di disincentivare la produzione di prodotti con eccessivi imballaggi benché riciclabili, e molto altro ancora.
Ma pure le motivazioni economiche si frappongono tra giovani e sostenibilitá. I prodotti bio e ecosostenibili hanno spesso un costo piú elevato rispetto agli altri prodotti e per alcuni giovani i benefici non sono tanto importanti da cambiare i loro comportamenti d’acquisto dirigendoli verso questi prodotti[21].
Il cambiamento di mentalitá e comportamenti non puó realizzarsi dall’oggi al domani. Questo cambiamento non potrá essere efficace e duraturo se non avvenendo in modo piú lento in alcune decine d’anni con un adeguamento ai principi della transizione ecologica che è un’evoluzione verso un nuovo modello economico e sociale e un modello di sviluppo sostenibile[22]. Le soluzioni proposte devono essere frutto di profonda e attenta riflessione, moderate e realiste per non rischiare di ottenere risultati opposti a quelli desiderati o che le decisioni prese siano oggetto di interessi economici o ancora che rendano l’Europa dipendente da altre potenze mondiali (come ad esempio Russia e Cina).
La Commissione Europea ha dunque presentato l’European Green Deal. Un patto verde per l’ambiente che raggruppa diverse iniziative europee con il fine di rendere l’Europa climaticamente neutrale nel 2050. Votata dal Parlamento Europeo il 7 ottobre 2020, ha come obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 60% da qui al 2030 (prendendo come livello di partenza il 1990)[23], cosí come pure di ridurre l’utilizzo e il rischio della presenza di pesticidi nell’agricoltura e nell’alimentazione da qui al 2030 attraverso la strategia del “dal forcone alla forchetta”[24] e della protezione della biodiversitá.
Corinne Ors
tradotto in italiano dal francese da Filippo Paggiarin e Livia Corbelli
Note e Fonti
[1] https://unfccc.int/fr/process-and-meetings/l-accord-de-paris/qu-est-ce-que-l-accord-de-paris
[2] Anne-Marie Dieu, direttrice della ricerca presso l’Osservatorio dell’infanzia, la gioventú e l’aiuto alla gioventú in Vallonia https://www.touteleurope.eu/actualite/la-question-climatique-a-t-elle-redonne-aux-jeunes-europeens-le-gout-de-la-politique.html
[4] https://www.lemonde.fr/blog/transports/2019/05/11/10-chiffres-sur-le-velo-en-europe/
[5] https://www.ouest-france.fr/environnement/climat/41-des-jeunes-europeens-pensent-qu-ils-devront-demenager-cause-du-changement-climatique-6624317 : un’inchiesta dell’istituto BVA realizzata dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) pubblicata lunedí 25 novembre 2019..
[6] https://diplomeo.com/actualite-sondage_ecologie_jeunes
[8] Elsa Grangier, Rêver Grand, Ces enfants qui s’engagent pour la planète, ”Questi bambini che si impegnano per il pianeta” Éditions du Seuil, Paris, mars 2020.
[9] I paesi coinvolti sono stati: Polonia, Spagna, Italia, Portogallo, Germania, Repubblica Ceca, Croazia, Svezia e la Francia con i suoi Dipartimenti d’Oltremare come la Guyana, la Polinesia Francese e Réunion.
[10] www.kidsforplanetrights.org
[11] https://ec.europa.eu/france/news/20191127/declaration_europeenne_droits_planete_fr
[12] Valérie Cabanes é una giurista che si occupa di diritto internazionale specializzata nei diritti umani e diritto umanitario, è altresí un’ecologista e saggista francese.
[13] Questo riconoscimento dei diritti legali e fondamentali è giá stato adottato nella costituzione dell’Ecuador nel 2008, anche la Bolivia ha preso misure simili. Dal 2010, l’ONU ha proclamato che l’armonia con la natura deve essere ricercata e accompagnare lo sviluppo delle societá umane.
[14] Sondaggio a proposito di giovani e sostenibilitá https://diplomeo.com/actualite-sondage_ecologie_jeunes
[18] https://greenwashingeconomy.com/definition/definition-developpement-durable/definition-greenwashing/
[19] Il litio é un metallo alcalino estratto in paesi lontani dall’europa (Australia, Cina, Argentina, Cina)
[20] https://www.service-public.fr/particuliers/actualites/A14091
[21] https://diplomeo.com/actualite-sondage_ecologie_jeunes
[22] https://www.service-public.fr/particuliers/actualites/A14091https://www.touteleurope.eu/consultations-citoyennes/le-developpement-durable-en-europe/transition-ecologique-et-mobilite-durable.html
[23] https://www.europarl.europa.eu/news/fr/headlines/society/20190926STO62270/qu-est-ce-que-la-neutralite-carbone-et-comment-l-atteindre-d-ici-2050
[24] A Farm to Fork Strategy for a fair, healthy and environmentally-friendly food system é una strategia che fa parte delle 11 componenti del Patto Verde. Essa fissa 5 obiettivi prioritari da raggiungere: assicurare la sicurezza degli alimenti, ridurre il consumo di pesticidi e fertilizzanti, lottare contro la resistenza agli antibiotici, sostenere l’innovazione e migliorare l’informazione dei consumatori. La strategia “dal forcone alla forchetta” prevede come obiettivo la riduzione dell’utilizzo di prodotti fitosanitari, dei fertilizzanti e degli antibiotici, il supporto ai piani di sviluppo dell’agricoltura biologica, la lotta allo spreco alimentare e contro le frodi nella catena di approvvigionamento agroalimentare come pure la riapertura del dibattito sull’utilizzo di proteine animali trasformate, il ricorso a nuove tecniche di selezione vegetale o il benessere degli animali. Fonte: http://www.agra.fr/strat-gie-de-la-fourche-la-fourchette-bruxelles-consulte-art459985-1.html?Itemid=333