Giro d’Italia, cent’anni e non sentirli

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Michele Corio

Michele Corio

 

Colline, viste sul mare e montagne, paesaggi straordinari, migliaia di chilometri di strada percorsi da una scia infinita di maglie colorate, di atleti che corrono lungo lo stivale per ore e ore.
Tre settimane in strada a regalare emozioni intense e spettacolo. Il ciclismo non è lo sport più adatto alla società post-moderna, nella quale domina l’immediatezza.
Assistere a gare da 5 ore al giorno è un privilegio non sempre concesso e apprezzato. Ogni giornata in bici è ricca di complessità tecnica, strategica, determinata dal ruolo chiave del gioco di squadra, dal funzionamento di numerose e varie componenti meccaniche, dal ruolo essenziale dell’alimentazione, dallo stress, dalla fortuna, ma soprattutto da fatica.

I ciclisti professionisti non sono showman o simboli della tv, ci appaiono nella loro autenticità.

Il ciclismo è uno sport che davvero si avvicina agli appassionati e ai tifosi.
Accade, a volte, di trovare il campione del mondo che transita sotto il terrazzo di casa, attraversa piccoli borghi, passa ad un metro dai propri tifosi, chiede loro una bottiglia d’acqua per rinfrescarsi lungo stremanti salite. Eppure oggi la vicinanza fisica non sempre basta, serve di più: marketing e mezzi finanziari per far conoscere meglio lo sport e far affezionare gli spettatori sin da bambini, altrimenti attratti da sport più ricchi e celebrati.

Il Giro d’Italia, interrotto solamente durante le due guerre mondiali, dal 1909 è uno spettacolo vivace, vario e imprevedibile. Un evento che ha attraversato il novecento sapendosi adattare ai tempi, mostrando i lati più veri dello sport, persone che lottano insieme.
Nel corso della sua storia grandi giornalisti hanno reso celebri le imprese dei corridori, tra i quali Montanelli e Zavoli.
La grandezza del Giro deriva anche dallo spessore dei suoi partecipanti, Gino Bartali, ad esempio, si è distinto non solo per i suoi successi sportivi, ma anche la sua immensa solidarietà nel corso della seconda guerra mondiale, aiutando famiglie ebree a salvarsi dalla deportazione e dall’eccidio trasportando in bicicletta documenti e foto tessere falsificate tra Assisi (Umbria) e Terontola (Toscana) per permettere loro la fuga.

Gli organizzatori hanno sempre cercato di presentare percorsi ardui, pieni di insidie e di colpi di scena, contribuendo, al contempo, a omaggiare ricorrenze storiche importanti.
Nel 2002 il Giro d’Italia presentò un percorso in onore dell’Unione Europea, nell’anno d’introduzione dell’Euro, partenza da Groninga in Olanda e transito in ognuno dei paesi fondatori. L’edizione 2006 della corsa rosa partì dal Belgio per commemorare i 50 anni dal disastro di Marcinelle, nel 2011 invece il Giro prese il via da Torino, prima capitale in onore dei 150 anni dall’Unità d’Italia.
L’edizione numero 100 del 2017 ha esaltato ancor di più la peculiare inclusività del ciclismo.
È stato ideato un percorso meraviglioso, con partenza dalla Sardegna, a seguire Sicilia, approdo poi nella penisola per attraversare in tutto 16 regioni italiane su 20, in soltanto 21 tappe, con salite storiche come Etna, Blockhaus, Oropa, Mortirolo, Stelvio e ora Dolomiti e Monte Grappa.

Quale evento mette in vetrina l’Italia, le sue città e le sue campagne, come il Giro?
Quante altre manifestazioni abbinano storia, tradizione, cultura locale ad uno spettacolo sportivo di questo livello?
È incredibile assistere in diretta o dal vivo a imprese al limite delle possibilità umane, come i 5000 metri di dislivello della 16ma tappa Rovetta-Bormio.

Negli anni hanno rappresentato pagine storiche dello sport le nevi di Passo Gavia a Marzo, i tornanti terrificanti del Passo dello Stelvio, le salite sterrate del Colle delle Finestre, i brividi nelle grandi cadute e il successivo sospiro di sollievo nel vedere che non è nulla di grave, o l’apprensione quando le cose non vanno bene.

 

Il Giro d’Italia, naturalmente, è anche un evento con un grande impatto economico.
La corsa rosa 2017 presenta oltre 50 sponsor, dirette radio e televisive (22 network) in oltre 190 paesi. Soltanto in Italia le trasmissioni televisive sul giro raccolgono in media 1 milione e 753 mila spettatori al giorno, pari al 14,4% di share.
La manifestazione rappresenta però un’occasione unica per promuovere il territorio con un evento di portata internazionale, sono stati stimati infatti 26mila pernottamenti per assistere alle tappe. Piccoli borghi e territori meno conosciuti sfruttano la visibilità del Giro per aprirsi al mondo, organizzando eventi collaterali e pacchetti vacanze. Negli ultimi anni anche consorzi vinicoli e aziende hanno collaborato con gli organizzatori per un’efficace sinergia tra i brand. La tappa a cronometro del Sagrantino, nelle colline umbre tra Montefalco e Foligno di quest’anno è tra i risultati questa cooperazione.
L’attrattività della corsa è costituita anche dal livello dei corridori che vi partecipano, a questo proposito l’aspetto economico è rilevante, con un montepremi complessivo di 1,385 milioni di euro, 27540 euro ogni tappa e un premio al vincitore finale della classifica pari a circa 200mila euro.

Il ciclismo è stato segnato anche da momenti bui, specialmente nel recente passato, che talvolta si ripresentano, come il doping.
Alla partenza del giro c’è stata, infatti, la squalifica di Ruffoni e Pirazzi, della squadra Bardiani CSF, risultati positivi ad un test antidoping a sorpresa, effettuato qualche giorno prima della partenza della corsa.
La persistenza di questo male nello sport è indubbiamente un aspetto negativo, bisogna sottolineare, tuttavia, il fatto che oggi si interviene con tempestività, servendosi di controlli a sorpresa. Si riesce a squalificare i corridori che ricorrono a queste vie scorrette prima che ciò nuoccia alla competizione e falsi le gare, disincentivando fortemente questi comportamenti. Se negli altri sport se ne parla meno, ciò forse significa che il problema non esiste o è minore?

Questo quesito resta irrisolto, intanto il ciclismo combatte da anni questa battaglia e i casi riscontrati sono ormai sporadici.
L’immagine di uno sport in grado di ripulirsi da cattive nomee e abitudini dev’essere ribadita e apprezzata.
Oggi un pensiero è necessario a Michele Scarponi, Viellehner e Nicky Hayden vittime nelle ultime settimane di incidenti stradali in sella alla loro bici. È assolutamente necessario tutelare maggiormente i ciclisti per garantirgli maggiore sicurezza e impedire il verificarsi di queste tragedie.

Oggi fa tenerezza ricordare giornate come la tappa del Colle dell’Agnello del 2016, nel quale Scarponi diede spettacolo mostrando la magia del ciclismo. La sua simpatia, il suo carisma e le sue doti di grande atleta e sportivo non verranno dimenticate. Nel corso di questo giro l’affetto dei tifosi e l’omaggio dei suoi colleghi protagonisti gli stanno dando un doveroso tributo.

Il ciclismo è tattica, strategia, audacia, tenacia e allenamento, ma anche emozioni, rivalità, amicizia, passione e storia italiana.
Il Giro ne costituisce una pietra miliare, perché dopo cento edizioni è più vario e fresco che mai e ogni anno innova presentando nuovi percorsi e giovani che si lanciano su grandi palcoscenici.
Viva il Giro d’Italia.

da Spoleto, Italia

Michele Corio

 

Riferimenti:

http://www.giroditalia.it/it/

http://www.corriere.it/extra-per-voi/2017/05/10/bicicletta-volano-turismo-tutti-pazzi-il-giro-d-italia-tifosi-che-seguono-ovunque-068ad420-357f-11e7-ae5c-ac92466523f8.shtml

https://www.oasport.it/2017/05/giro-ditalia-2017-tutto-il-montepremi-quanto-guadagnano-i-corridori-cifre-da-capogiro-per-tutte-le-classifiche-e-premi-speciali/2/

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