Gorizia: L’altro muro della Guerra Fredda

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Filippo Paggiarin

Filippo Paggiarin

C’è una città, si trova in Italia, che è stata divisa in due, e non era la prima volta che accadeva. Una linea tracciata sui ciottoli taglia a metà una delle sue piazze, e lungo quella linea sono state installate reti metalliche a rendere la linea invalicabile. (1)

Cosa è successo? Perchè quella linea? Perchè non era la prima volta che la città veniva divisa?

Per rispondere a queste domande tutte insieme e dare forma all’immagine che si ottiene unendo i puntini, basterà dire il nome della città: Gorizia.

Sí, Gorizia è stata divisa a causa del coronavirus, per impedire lo spostamento da una parte all’altra della città che si trova per metà in territorio italiano e per l’altra metà in quello sloveno. E la linea passa appunto lì, a marcare quel confine, divide la piazza antistante la stazione che collega la città all’Austria – e perciò denominata Piazza della Transalpina, come la linea ferroviaria che vi giunge – lasciando da una parte la piazza, e dall’altra la stazione.

Piazza della Transalpina - The squarethat was hosting the wall
Piazza della Transalpina, con la linea che marca il confine al centro. ph. Patrizia Tirel https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/

Ma c’è qualcosa in più, un puntino che non è stato ancora raggiunto dalla penna a completare l’immagine: perchè questa strana divisione? Raramente le città di confine vengono divise e si ritrovano con addirittura una parte di piazza in un paese e l’altra in un altro.

Un altro muro, prima del muro

Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare sopra quella linea tratteggiata e fare un salto indietro nel tempo, a quando sopra questa linea correva un muro di due metri fatto di calcestruzzo e reti metalliche sormontate da filo spinato.

“Come il muro di Berlino!” è la prima cosa che viene in mente. Ma la verità è che il caso di Gorizia non è solo come quello di Berlino, ma è addirittura prima di quello di Berlino.

Tutti noi abbiamo in mente il celebre muro di Berlino, con il checkpoint Charlie e Conrad Schumann, il soldato della Repubblica Democratica Tedesca che approfitta della distrazione dei suoi commilitoni per scappare nell’Ovest saltando sopra il filo spinato messo lì provvisoriamente durante la costruzione del muro nel 1961. 

monument to Conrad Schumann jumping over the Berlin wall
ph. by Adam Singer, https://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.0/

Mentre Schumann saltava però, il muro goriziano era già in piedi da parecchio, e anzi tra la due parti c’era già aria di disgelo. (2)

Ma andiamo con ordine, facciamo un ulteriore passo indietro nel tempo e nello spazio e andiamo al Febbraio del 1947 a Parigi. E’ qui infatti che a guerra conclusa venne firmato il trattato di pace tra le potenze alleate vincitrici della guerra (tra cui la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia) e l’Italia. Tra le conseguenze di tale trattato vi fu la costituzione del Territorio Libero di Trieste (3), sotto il comando inglese e americano e, appunto, la divisione della città di Gorizia che divenne per ⅗ del suo territorio – corrispondente alla parte periferica della città – Jugoslava, facendo diventare cittadini Jugoslavi circa il 15% della sua popolazione. Tale suddivisione non teneva conto delle proprietà nel territorio, nè fu dato un preavviso alla popolazione visto che entrò in vigore sí qualche mese piú tardi rispetto al trattato, ma all’improvviso: il 16 settembre truppe italiane entrarono a Gorizia, il 17 quelle americane e inglesi cominciarono a tracciare il confine. (4)

 

Fu così che per esempio, come raccontato da Francesco Cancellato nel podcast “il Muro” (4), la signora Pina Zoff venne svegliata la mattina del 17 dal rumore dei soldati che entravano nella sua proprietá per tracciare una linea di calce che avrebbe diviso la casa – lasciandola dalla parte italiana – dalla stalla con le mucche – che rimasero in territorio sloveno, tagliando a metá l’orto che si trovava tra le due, lungo il percorso della linea. Di storie come quella della signora Pina quel giorno se ne produssero molte: persone alle quali venne chiesto su due piedi da che parte volevano stare perché la loro casa si trovava giusto lungo la linea, famiglie che vennero divise, persone che rimasero intrappolate come quell’insegnante abruzzese che era stato mandato a Gorizia durante il fascismo per “italianizzare” quei territori di confine e ora in Italia non ci poteva piú tornare (5). Oltre a questo poi, da quella mattina – di punto in bianco – i goriziani che vivevano nella parte slovena della cittá, che di fatto non era altro che un mucchio di case e campi, si ritrovarono senza cittá, senza poter recarsi al lavoro o vendere i prodotti che coltivavano, perché non avevano piú chi potesse comprarli (4).

Da allora fu proibito di passare il muro, sorvegliato costantemente da militari armati pronti a sparare a chi tentasse di spostarsi da una parte all’altra. Da una parte l’Italia che avrebbe vissuto di lí a qualche anno il boom economico, dall’altra il socialismo non allineato all’URSS di Tito, come testimoniato dalla grande stella rossa che apparve sulla facciata della stazione di piazza della Transalpina. Una stella rossa accompagnata dalla scritta in sloveno “Mi gradimo socializem“: “noi costruiamo il socialismo” (4).

Lo scacchiere geopolitico del dopoguerra

Negli anni immediatamente successivi, il Territorio Libero di Trieste non riuscí mai a darsi la forma di un vero stato sovrano e divenne dapprima un territorio sotto il controllo militare britannico e statunitense, e poi passó de facto sotto il controllo italiano, controllo che venne sancito ufficialmente solo nel 1974 (3) (6).

Tito and Eleonor Roosevelt
Tito insieme alla moglie e a Eleanor Roosevelt nel 1953

Durante quegli anni, soprattutto i primi, non mancarono momenti di tensione e altri di distensione. Le ragioni elettorali, di politica interna e le relazioni internazionali dei vari Paesi coinvolti portarono a continui e rapidi mutamenti nello scenario dei rapporti tra Jugoslavia, Regno Unito, Stati Uniti, URSS, Francia e Italia che si tradussero in uno stallo di superficie la cui tensione venne risolta solo nel ’54 con gli accordi di Londra. Nel frattempo i due stati avevano avanzato varie rivendicazioni sulle due zone prossime al confine – denominate zone “A” (lato italiano) e “B” (lato sloveno) – alimentate dalle spinte nazionalistiche in entrambi i Paesi e dall’allontanamento della Jugoslavia titina dalla sfera di influenza dell’URSS dopo il Cominform del 1948. Da allora, pur rimanendo una dittatura socialista, la Jugoslavia si era posta nella posizione di essere non solo la rappresentante più importante dei paesi cosiddetti “non-allineati” nella guerra fredda (3)(7) ma di diventare addirittura un interlocutore privilegiato degli stessi Stati Uniti e di divenirne un avamposto sul fronte orientale contro il blocco sovietico. All’accordo di Londra ci si arrivò solo dopo aver raggiunto il picco della tensione nel 1953, quando le truppe dei due stati si mossero e si prepararono allo scontro nel caso una delle due si fosse avvicinata al confine occupando la zona a sè prossima (quindi nel caso in cui l’Italia fosse entrata nella zona A o le truppe Jugoslave nella zona B). Tale invasione di zona avvenne, con l’Italia che entrò per prima nella zona A, cosa che provocó anche dei disordini a Trieste da parte di coloro che volevano venisse annessa all’Italia (la cittá non faceva infatti parte di alcuna zona ed era considerata un territorio a sé, rimanendo cosí al di fuori dal controllo italiano). La Jugoslavia considerò tale invasione come una violazione del trattato di Pace del 1947 poichè all’interno della zona A vi erano anche gruppi di etnia jugoslava, Tito mandò quindi le sue truppe ad occupare la zona B sino alla frontiera (3).

Zone A and Zone B divided by the wall in the Free Territory of Trieste
Arlon Stok / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)

L’Italia si trovava in quel momento in una posizione di debolezza dal punto di vista diplomatico perché la Jugoslavia era ritenuta un partner importante nello scacchiere geopolitico da parte degli Alleati. Fu dunque necessario il ritorno alle vie diplomatiche interpellando quindi nuovamente Regno Unito e Stati Uniti. Nel contempo attuò provvedimenti volti ad allentare la tensione lungo il confine, provvedimenti che trovarono una risposta nello stesso senso anche da parte jugoslava (3).

Nel ’54 a Londra venne dunque stabilito il definitivo ritiro delle forze Alleate dalle due zone lasciando che i due stati ne prendessero il rispettivo controllo dell’amministrazione civile, inserendo clausole che proteggessero le minoranze etniche (6) (tra gli esempi per cui ciò fu ritenuto necessario ci sono sicuramente gli eccidi delle foibe in cui morirono migliaia tra militari e civili italiani, la sparizione di più di 650 persone durante l’occupazione titina di Trieste nel ’45 e il drammatico esodo giuliano dalmata che vide la fuga – in un numero compreso tra 250mila e 350mila persone – degli italiani di Istria e Dalmazia verso l’Italia) (3)(4)(7). Tale soluzione fu resa possibile solo in quel momento poichè entrambi gli stati erano stanchi della tensione e preferivano dirigere altrove le risorse impiegate in essa. Soprattutto, quella soluzione aveva carattere temporale e quindi permetteva ancora di considerare la zona non controllata come obiettivo da ottenere in futuro. Questo diede la possibilità di calmare l’opinione pubblica interna poichè, dopotutto, entrambi gli Stati erano riusciti a ottenere qualcosa: l’Italia – pur perdendo l’Istria e le città della costa dalmata – aveva recuperato Trieste e i territori fino al confine. la Jugoslavia – pur non avendo preso Trieste e i territori limitrofi – aveva ottenuto l’Istria e con essa lo sbocco sul mare per la Slovenia (3).

Trieste and Gorizia - Nova Gorica today

Da quel momento in poi, le altre potenze coinvolte – Stati Uniti, Francia e Regno Unito si ritirarono dalla disputa sul territorio lasciando Italia e Jugoslavia a regolare il confine attraverso accordi bilaterali tra i due stati che non coinvolgessero le Nazioni Unite (3), come in effetti avvenne da subito e negli anni a venire con vari trattati in cui venivano stretti accordi in materia di traffico di persone e merci (2) (6).

Una città divisa

Durante tutto questo movimento di pedine sullo scacchiere della diplomazia però, c’era sempre quel muro a dividere la popolazione. In uno dei momenti di distensione, la domenica del 13 agosto 1950, fu finalmente concesso alle famiglie di ricongiungersi, anche se per poche ore. Presso la “casetta rossa” – uno dei valichi di frontiera consistente in un ex-trattoria che era divenuta una stazione di polizia di frontiera trovandosi giusto sul confine – era stato tolto il filo spinato e le famiglie che erano state divise dal muro poterono incontrarsi. Tali incontri venivano regolati dalla polizia di frontiera che consentiva il ricongiungimento solo per pochi minuti, a causa della grande massa di gente accorsa. Fu durante quella giornata però che all’improvviso – come raccontato da Diodato “Darko” Bratina (ex senatore goriziano di origine slovena) che all’epoca era un bambino – la folla di gente che si trovava dalla parte slovena forzò il confine vincendo le esigue forze della polizia messa lí a regolare gli incontri. Per una domenica gli abitanti di Nova Gorica – la città che Tito stava cominciando a costruire su quei territori per dare un baricentro amministrativo a quel mucchio di case dalla parte slovena del confine – riuscirono a tornare a Gorizia in cerca di negozi, e i goriziani tornarono a frequentare quei luoghi che erano soliti frequentare nelle gite estive prima della divisione della città: una sorta di caduta del muro di Berlino ante litteram, 39 anni prima della caduta del muro di Berlino, 11 anni prima della stessa costruzione del muro di Berlino. (5) (8)

Dal giorno dopo quella domenica di Agosto tuttavia, tutto tornò come prima. Il filo spinato venne collocato nuovamente lungo il confine, e le famiglie tornarono a essere divise. (8)

Ad ogni modo, negli anni successivi il confine italo-jugoslavo risultò essere più morbido di quello tra le due Germanie, e Italia e Jugoslavia intavolarono trattati volti a regolarne i commerci con il comune intento di sviluppare l’area. Tale distensione si manifestò concretamente negli Accordi di Udine del 31 Ottobre 1962 in cui veniva concesso agli abitanti delle zone limitrofe al confine la possibilità di effettuare un massimo di quattro viaggi al mese al di là del confine entro un raggio di 10 km dietro richiesta di un lasciapassare da presentare alle autorità. (9)

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Questa situazione di distensione culminò finalmente nel Trattato di Osimo del 1975 in cui venne sancito ufficialmente il passaggio delle zone A e B ai rispettivi stati (che fino ad allora erano sotto un controllo de facto ma non ufficiale) e vennero firmati accordi per la promozione della cooperazione economica tra Repubblica Italiana e Repubblica Federale Jugoslava. (10)

Treaty between Italy and Yougoslavia: a step closer to tearing the wall down

Tuttavia questo non si tradusse in una situazione di libera circolazione per i cittadini e il muro rimaneva li a dividere la piazza e la città, sorvegliato dai militari che controllavano che non venisse oltrepassato. La differenza tra le situazioni economiche tra le due parti del confine poi era netta e andò facendosi sempre più marcata, con la popolazione ad est del confine che riusciva solo ad intravedere il benessere che stava crescendo in Italia con il boom, senza però poterne beneficiare – almeno ufficialmente. (8)

Per dare un’idea della situazione, posso raccontare qui un aneddoto che riguarda direttamente la mia famiglia. Negli anni ’70 mia madre, all’epoca un’adolescente di 14-15 anni, lavorava in un negozio di vestiti e ogni due settimane si recava al mercato di Gorizia per vendere la propria merce. All’epoca lei non capiva bene le dimensioni della situazione, semplicemente al mercato vedeva delle donne che parlavano solo sloveno e che avevano paura di farsi scoprire, avvicinandosi ai banchi del mercato solo per farsi ordinare su commissione dei tagli di carne che consegnavano lì al mercato qualche ora più tardi vendendola di contrabbando.

La situazione rimase pressochè inalterata unendosi alle vicende della Storia, passando attraverso la morte di Tito nel 1980, la demolizione del muro di Berlino nel 1989 – che tuttavia non scalfì quello di Gorizia che rimase al suo posto – e la successiva dissoluzione dell’URSS nel 1991. (8)

video del funerale di Tito della TV croata HRT. Nel video si possono vedere molte personalità che hanno lasciato la loro impronta nella storia di quegli anni e – alcuni – anche in quella degli anni a venire. Tra di essi: Margaret Thatcher, Yasser Arafat, Saddam Hussein, Leonìd Brèžnev e – a 1:20 – il Presidente della Repubblica dell’epoca Sandro Pertini

Ed è proprio nel 1991 che si temettero nuovi scontri e un ritorno a quella tensione dei primi anni ’50, quando al confine sloveno si verificarono movimenti di truppe e scontri. Ma non si trattava di scontri tra truppe italiane e jugoslave, ma bensì quelli della Guerra civile appena scoppiata in Slovenia, nota anche come Guerra dei dieci giorni, che portò di lì a poco all’indipendenza della Slovenia dalla Jugoslavia. Una guerra che si colloca agli inizi della terribile Guerra dei Balcani che avrebbe devastato la regione per tutti gli anni ’90 e portato alla dissoluzione della Repubblica Federale Jugoslava.

Per saperne di più in merito, su youtube ci sono numerosi interessanti video che documentano la situazione di quei giorni (11), qui un breve video tratto da un notiziario dell’epoca che mostra la situazione vista dal confine italiano a Gorizia. (N.B. il titolo “Gorizia nella Guerra Fredda” è fuorviante: non si tratta della guerra fredda ma della guerra di indipendenza slovena che si svolse appunto tra 27 giugno e 6 luglio 1991)

il titolo “Guerra Fredda” è fuorviante: non si tratta della guerra fredda ma della guerra di indipendenza slovena che si svolse appunto tra 27 giugno e 6 luglio 1991

Il muro tuttavia sopravvisse anche in seguito all’indipendenza slovena e i trattati firmati con la Repubblica Federale Jugoslava vennero mantenuti anche con la neonata Repubblica Slovena (13). La stella rossa che campeggiava sulla facciata della stazione della Transalpina però, quella con la scritta “Mi gradimo socializem” (“noi costruiamo il socialismo”), venne prima trasformata in una stella cometa divenendo una decorazione natalizia e poi rimossa (8)

Una città finalmente riunificata

Piazza della Transalpina today, on this line was standing the wall
ph. Isidoro Pirounidis https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.0/

Il muro resistette ancora qualche anno, fino a quando, l’11 Febbraio 2004 – in seguito all’entrata della Slovenia nell’Unione Europea – venne abbattuto in una cerimonia alla quale presero parte i sindaci delle due città che diedero il via allo smantellamento della porzione di muro che divide Piazza della Transalpina. Per l’eliminazione dei controlli alla frontiera e la definitiva ri-unione della città – sebbene sempre con due amministrazioni e in due stati diversi – si dovrà aspettare il 20 dicembre 2007, con l’entrata della Slovenia nello spazio Schengen. (2) (8) Nel frattempo Nova Gorica ha conosciuto un certo sviluppo negli ultimi anni colmando quel gap di benessere che aveva rispetto a Gorizia, forse addirittura superandolo.

Oggi il muro che divideva la piazza non esiste più, anche se ne rimangono ancora alcune parti visitabili lungo il confine. La rete metallica che ha diviso la piazza nei mesi più difficili della prima ondata del Coronavirus é stata installata anche per la seconda ondata, ma speriamo possa presto essere rimossa, cosí che Goriziani e Neogoriziani possano presto tornare a oltrepassare quella linea che corre sui ciottoli della piazza in un senso o nell’altro vivendo, finalmente, nella stessa città.

Filippo Paggiarin

Note e referenze

(1) in questo Articolo de Il Piccolo del 12 Marzo 2020 si parla delle istallazioni metalliche a dividere nuovamante il muro e si ricordano le tappe che hanno portato alla riunificazione della città. https://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2020/03/12/news/il-coronavirus-fa-tornare-il-muro-a-gorizia-posizionata-una-rete-nella-piazza-transalpina-per-impedire-l-accesso-in-slovenia-1.38583947

(2) Qui il trattato commerciale tra Italia e Jugoslavia firmato a Roma nel 1955 “Trade Agreement, signed at Rome on 31 March 1955” https://www.istra-istria.hr/fileadmin/dokumenti/upravna_tijela/UO_za_tal_nac_zaj/Instrumenti_zastite_ljudskih_prava/II.Medunarodni_ugovori_i_bilateralni_sporazumi/1.Medunarodni_ugovori_i_bilateralni_sporazumi/II-1.9.Trade_%20Agreement_between_the_Federal_Peoples%27s_Republic_of_Yugoslavia_and_the_Italian_Republic.pdf

(3) IL PROBLEMA DI TRIESTE 1945-1954, Diego Gon, CEntro MIlitare di Studi Strategici (CEMISS) Palazzao Salviati, Roma, Luglio 2004. Qui sono spiegati nel dettaglio i cambiamenti avvenuti in quegli anni a livello geopolitico https://www.difesa.it/SMD_/CASD/IM/CeMiSS/Pubblicazioni/OsservatorioStrategico/Documents/81773_suppl_lugl04.pdf

(4) Quella volta che degli uomini oltrepassarono un muro a Gorizia, parte I: filo spinato e calcestruzzo, all’interno della serie podcast “Il Muro” di Francesco Cancellato, Egea, https://open.spotify.com/episode/5sL4Hbemc2T85l6WaefrPQ?si=fxQUwq9PQ-OxTZHC6BT3kw

https://open.spotify.com/episode/5sL4Hbemc2T85l6WaefrPQ?si=fxQUwq9PQ-OxTZHC6BT3kw

(5) La Domenica delle scope, Roberto Covaz, LEG edizioni, 2018 . Qui un estratto in cui si parla della vicenda dell’insegnante Gregorio http://www.neldeliriononeromaisola.it/2019/07/279697/

(6) https://www.istra-istria.hr/index.php?id=2907

(7) La Jugoslavia di Tito, Passato e Presente, RaiPlay https://www.raiplay.it/video/2020/06/Passato-e-Presente—La-Jugoslavia-di-Tito-4ce9a4bc-8fb1-4ca7-a8c8-cc5796e1536c.html

(8) Quella volta che degli uomini oltrepassarono un muro a Gorizia. II parte: questione di umanità, all’interno della serie podcast “Il Muro” di Francesco Cancellato, Egea, https://open.spotify.com/episode/1jYAkOBIMInkOWEUTXV91t?si=6BnD1xu1SjWEGVAmb4jxwA

https://open.spotify.com/episode/1jYAkOBIMInkOWEUTXV91t?si=6BnD1xu1SjWEGVAmb4jxwA

(9) il testo degli Accordi di Udine in cui si sancirono le regole per l’accesso oltre confine degli abitanti delle zone adiacenti al confine, 1962 https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario;jsessionid=UYoYB3n8kSAZvxR2s3DYGg__.ntc-as3-guri2b?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1965-08-02&atto.codiceRedazionale=065U0920&elenco30giorni=false

(10) testo del Trattato di Osimo tra Repubblica Italiana e repubblica Federale Jugoslava “Agreement on the development of economic co-operation, signed at Osimo, Ancona, on 10 november 1975”

https://www.istra-istria.hr/fileadmin/dokumenti/upravna_tijela/UO_za_tal_nac_zaj/Instrumenti_zastite_ljudskih_prava/II.Medunarodni_ugovori_i_bilateralni_sporazumi/1.Medunarodni_ugovori_i_bilateralni_sporazumi/II-1.13.Agreement_on_the_promotion_of_economic%20co-operation.pdf

(11) Qui uno dei notiziari dell’epoca che mostra gli avvenimenti di quei giorni tra il 27 giugno e il 6 luglio 1991 in cui si consumò la Guerra di indipendenza slovena

https://www.youtube.com/watch?v=z1niGyJC-jk&t=243s

 

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