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Michele Corio

Michele Corio

Giovanni Sgaravatti

Giovanni Sgaravatti

L’Unione Europea è il più grande progetto di pace mai esistito. Come tale va compreso, difeso, rafforzato e senz’altro migliorato. È sufficiente parlare con chi ha vissuto la guerra per capire che non si può dare la pace per scontata, nemmeno nel ventunesimo secolo. La storia ci insegna che noi europei siamo stati uno dei popoli più caparbi e prevaricatori sulla faccia della terra. Probabilmente, ritenere oggi una guerra in europa tanto improbabile da risultare quasi insensato, è già la più grande vittoria dell’Unione Europea.  
Libera circolazione, foto di Hungary Today

1) Uno dei pilastri dell’Unione Europea è la libertà di circolazione delle persone, regolata dall’art. 45 del Trattato sul Funzionamento dell’UE del 1957. In seguito, essa è stata rafforzata con l’introduzione della cittadinanza europea nel Trattato di Maastricht del 1992 e con gli accordi di Schengen. Tale libertà rappresenta uno dei diritti fondamentali di ogni cittadino europeo, il quale può muoversi liberamente all’interno dell’Unione con un semplice documento d’identità, senza necessità di visto o di passaporto. Questo diritto si applica anche in alcuni Paesi dello Spazio Economico Europeo come la Norvegia, l’Islanda, il Liechtenstein e la Svizzera. I cittadini europei hanno diritto a recarsi in ogni Paese dell’Unione Europea per lavorare o per cercare lavoro, senza bisogno di uno specifico permesso di lavoro o di soggiorno. Nella ricerca di un impiego, i cittadini in mobilità hanno diritto a ricevere la stessa assistenza garantita ai cittadini dello Stato ospitante. Inoltre, vi possono rimanere anche oltre la durata del periodo lavorativo. Nel periodo di soggiorno i cittadini in mobilità godono di parità di trattamento rispetto ai cittadini dello Stato ospitante per quanto concerne l’accesso al lavoro, le condizioni di lavoro e ogni altro beneficio sociale e fiscale. Anche ai familiari del lavoratore trasferitosi all’estero sono garantiti gli stessi diritti. La libertà di circolazione delle persone si applica anche a persone che vogliono recarsi in un altro Stato membro per studiare, o semplicemente per un viaggio. Recandosi in un altro Stato dell’Unione, per un periodo non superiore a 3 mesi è sufficiente il possesso di un documento d’identità. Per periodi più lunghi, qualora gli individui non lavorino nello stato ospitante, è necessario che essi dispongano di risorse sufficienti a provvedere al proprio sostentamento e di un’assicurazione sanitaria. Il limite di 3 mesi è pensato per evitare oneri eccessivi a carico dei paesi ospitanti.. La libertà di circolazione delle persone è cruciale per l’integrazione europea. Poter recarsi e andare a vivere in ogni altro paese europeo permette di creare un sentimento di appartenenza all’Unione e di accrescere il nostro bagaglio culturale, oltre a moltiplicare le opportunità di lavoro. Nel 2015, 11,3 milioni di lavoratori vivevano in uno Stato UE diverso da quello di origine, circa il 4% della popolazione in età lavorativa. Recentemente, il terrorismo islamico e le migrazioni dall’Africa e dal Medio Oriente hanno portato ad alcune limitazioni della libertà di circolazione per motivi di sicurezza dei singoli Stati. In particolare, in alcuni Paesi sono stati reintrodotti controlli alle frontiere e alcuni confini sono tornati ad essere chiusi. Naturalmente, la sicurezza è un tema fondamentale, che ogni Stato dovrebbe garantire ai propri cittadini, tuttavia spesso la reintroduzione delle frontiere è stato un pretesto per cercare consensi elettorali. Un maggiore sforzo nella cooperazione da parte di tutti gli Stati membri su temi come sicurezza e migrazioni potrebbe avere un impatto molto più significativo per risolvere i problemi attuali, senza compromettere o limitare la libertà di circolazione dei lavoratori nell’Unione.

Erasmus, ESN

2) L’Erasmus è probabilmente il progetto più riuscito dell’Unione Europea, perché è anche quello che ne rispecchia di più i valori di fraternità, pace, dialogo e sguardo sul futuro. La bellissima storia della nascita dell’Erasmus la potete trovare, magistralmente raccontata, cliccando su questo link.  Il progetto nasce nel 1987, e fino ad oggi ne hanno beneficiato 9 milioni di europei. Indice della bellezza dell’Erasmus è che la stragrande maggioranza di chi ne ha usufruito, tornando indietro ripartirebbe nuovamente per quel semestre o quell’anno di studi all’estero. Un recente sondaggio (con un campione di un milione di studenti) evidenzia come, nonostante le spese da sostenere, le difficoltà nella conversione dei voti, nella ricerca di alloggio, nello studiare in una seconda lingua e più in generale nell’adattarsi ad un ambiente estraneo, ben il 93% dei partecipanti si dica soddisfatto dell’esperienza. Difatti l’Erasmus ha un valore aggiunto incredibile: permette di imparare una seconda o terza lingua, aumenta lo spirito di adattabilità e di intraprendenza, incentiva il confronto e (a mio parere ancora più importante) permette di ripartire da zero, reinventandosi come meglio si crede. Una critica che spesso viene fatta al progetto è quella di non essere accessibile a tutti gli studenti. È per questo che gli Stati membri dell’Unione, in accordo con le linee guida della Commissione, continuano a potenziare l’Erasmus fin dalla sua nascita (per esempio, nel 2019 i fondi destinati all’Erasmus sono aumentati di 300 milioni di euro, una crescita del 10% rispetto al 2018). Ad essere precisi, oggi il programma si chiama Erasmus+ e non è dedicato unicamente allo studio, ma è comprensivo anche del lavoro all’estero. L’Erasmus placement, infatti, offre ai più meritevoli un’opportunità di tirocinio in uno dei paesi membri dell’Unione a costo zero per le aziende, che formeranno un ragazzo o una ragazza in pochi mesi (in genere tre), e permette allo o alla stagista di avere un mezzo di sostentamento per quell’arco temporale. Un’altra branca del progetto è l’Erasmus Mundus: rivolto a giovani ricercatori, questo permette di completare un dottorato facendo ricerca in diverse università in tutt’Europa. Infine, credo sia giusto menzionare anche il servizio di volontariato europeo (SVE), una bellissima opportunità di crescita personale e di consapevolezza civica rivolta ai giovani.

Corte di Giustizia Europea, Valigia Blu

3) La Corte di Giustizia è una delle istituzioni fondamentali dell’Unione Europea. Si occupa principalmente di garantire che le leggi e le normative europee vengano interpretate e applicate in modo corretto e uniforme in tutti gli Stati membri. Inoltre, controlla che le varie istituzioni europee e nazionali agiscano maniera conforme alla legge. Il ruolo della Corte non si esaurisce con queste due attività, essa svolge un ruolo cruciale nel supporto diretto ai cittadini. Generalmente, la tutela giuridica dei cittadini è garantita dalle istituzioni nazionali, tuttavia per alcune problematiche, specialmente quando riguardano le leggi o le istituzioni di Paesi differenti, la Corte di Giustizia Europea svolge un ruolo importante. I cittadini europei possono rivolgersi alla Corte tramite il Tribunale di Giustizia Europea o tramite i tribunali dei singoli Stati per ricevere tutela in temi di sicurezza sociale, diritti di soggiorno, riconoscimento di qualifiche di professionisti che si recano in un altro Paese dell’Unione per lavorare. Per quanto riguarda la sicurezza sociale, tra i maggiori ambiti di competenza della Corte ci sono diritti di ricevere assistenza sanitaria urgente in ogni Paese UE, tutela su pensioni e assegni familiari. Il contrasto e la lotta alle discriminazioni sono altri temi chiave dell’attività della Corte.

Anche i diritti dei consumatori sono al centro dell’attività di tutela della Corte di Giustizia Europea che può intervenire su controversie riguardanti l’acquisto di beni e servizi nel Paese UE di residenza o in un altro paese dell’Unione e su controversie riguardanti pagamenti ricevuti o effettuati in altri Paesi UE.

Le imprese possono affidarsi alla Corte per ottenere supporto contro il trattamento ingiusto da parte delle istituzioni ed enti pubblici nazionali e non su temi come i rimborsi Iva e altre materie commerciali. La Corte agisce anche per punire pratiche di concorrenza commerciale sleale.

Talvolta, la politica in tempi recenti si è dimostrata incapace di affrontare temi cruciali per la vita dei cittadini di uno Stato. Sebbene sia fondamentale mantenere separata l’attività giudiziaria da quella politica e amministrativa, la Corte può essere un alleato importante per i cittadini nel far valere i propri diritti e difendere i propri interessi. Spesso, in tempi recenti, la Corte è intervenuta su temi di attualità che i governi e le istituzioni locali non avevano affrontato in maniera opportuna, o addirittura, non avevano affrontato affatto. Un esempio è l’intervento a tutela degli imprenditori italiani per i ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione.

L’Italia è stata deferita il 7 dicembre 2017 dalla Corte di Giustizia per i ritardi nel saldare i debiti commerciali con i fornitori. Il deferimento riguarda il mancato rispetto della direttiva europea che limita i tempi a 30 giorni, 60 soltanto per enti sanitari. Nel 2016 il periodo medio di pagamento della Pubblica Amministrazione in Italia era di 100 giorni. L’Eurostat aveva stimato un ammontare di 49 miliardi di debiti della Pubblica Amministrazione nel 2016. Il governo italiano, sollecitato dalle istituzioni europee e dai rischi legati anche al fallimento delle imprese fornitrici qualora i debiti non fossero stati saldati, ha già ridotto parzialmente il livello di debito stanziando 50 miliardi. Tuttavia, solo il 60% di questi fondi è realmente stato utilizzato per pagare i debiti delle Pubbliche Amministrazioni. Se la situazione non dovesse migliorare, l’Italia verrà multata dalla Corte di Giustizia. Molto spesso queste notizie vengono riportate nei notiziari come delle punizioni che vengono inflitte dall’Europa all’Italia. Invece, questo intervento è a garanzia dei cittadini e degli imprenditori italiani, perché molte imprese fornitrici falliscono o rischiano il fallimento per questi ritardi nei pagamenti. È necessario, dunque, quando la politica e la pubblica amministrazione non svolgono adeguatamente la propria attività, che si abbia un’istituzione al loro fianco che li tuteli: La Corte di Giustizia Europea.

Giovanni Sgaravatti e Michele Corio

 

[1]

https://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=457&langId=it

http://publications.europa.eu/webpub/eca/special-reports/eu-labour-mobility-6-2018/it/

http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-13-1041_it.htm

[2]

http://www.erasmusplus.it/erasmus-tra-i-maggiori-successi-dellue-adottato-dalla-commissione-il-rapporto-intermedio-sul-programma/

https://ec.europa.eu/italy/news/20181024_erasmus_plus_3_milioni_per_giovani_europei_it

https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-11-14/erasmus-2018-crescita-38mila-studenti-partiti-e-26mila-ospitati-italia-

[3]

https://europa.eu/european-union/about-eu/institutions-bodies/court-justice_it

https://ec.europa.eu/info/about-european-commission/contact/problems-and-complaints/help-defending-your-rights/individuals_it

https://it.wikipedia.org/wiki/Corte_di_giustizia_dell%27Unione_europea

https://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2017-03-24/pressing-ue-debiti-pa-142325.shtml?uuid=AEHOals&refresh_ce=1

https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-i-ritardi-dei-pagamenti-della-pubblica-amministrazione

Foto: https://www.thecollegeview.com/2017/02/08/irish-students-erasmus-hits-time-high/amount-of-direction-signs-with-europeans-countries-names/

https://search.creativecommons.org/photos/7c5efd7d-69d4-45f6-981d-3d294bc83d4d

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