La crisi socio-sanitaria che ha colpito il mondo negli ultimi mesi ha reso evidente il rischio concreto contro il quale gli esperti lanciano un grido d’allarme ormai da diversi anni: l’insostenibilità dei Servizi Sanitari Nazionali (SSN) di gran parte dei Paesi del mondo, siano essi di tipo pubblico e universalistico o a carattere privato e assicurativo[1].
Diversi sono i fattori che compongono questo quadro con le conseguenze del quale, senza un’ingente riforma da parte di tutti gli stati coinvolti, i SSN sono destinati a scontrarsi: dal definanziamento all’urbanizzazione delle prestazioni sanitarie e la ridefinizione in chiave restrittiva dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Tra questi, però, quello che rischia di avere l’impatto più devastante sul medio termine sarà la carenza di personale sanitario pronto a gestire la sanità pubblica nei prossimi anni.
Secondo le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle Nazioni Unite, entro il 2030 è previsto un deficit complessivo globale di oltre 18 milioni di professionisti della salute[2], includendo tra questi medici, infermieri, ma anche tecnici di laboratorio, assistenti sociali e il complesso delle professionalità legate al mondo della sanità.
Nonostante si possa pensare – a ragione – che queste difficoltà colpiranno maggiormente Paesi in via di sviluppo e del terzo mondo, le nazioni europee non possono ritenersi al sicuro dai rischi rappresentati da questa prospettiva. Secondo la Commissione Europea, già in questo 2020, infatti, ci troviamo ad affrontare un buco di almeno un milione di lavoratori di area sanitaria[3].
Questa situazione non può che riflettersi sulla qualità delle prestazioni sanitarie che i SSN sono in grado di offrire alla popolazione.
In Europa…
A complicare ulteriormente questa situazione si aggiunge il disequilibrio nella distribuzione del personale sanitario a livello sia intra- che inter-statale all’interno dei Paesi dell’Unione Europea. E’ un fenomeno infatti ormai diffuso quello della centralizzazione della sanità presso i grandi centri di eccellenza, spesso universitari, a discapito delle aree rurali e periferiche dei Paesi che rischiano, in tal modo, di restare scoperte e abbandonate ad un Sistema Sanitario povero di risorse umane ed economiche[4], insufficiente a garantire una risposta adeguata alle necessità di salute di una popolazione che invecchia e sviluppa patologie croniche in misura sempre più impattante[5]
Allo stesso modo, a livello sovranazionale, le prospettive di carriera e compenso più allettanti fungono da pull factor per il personale sanitario di Paesi dell’Est Europa verso quelli del centro-nord, creando da una parte una carenza che i Paesi d’origine faticano a colmare, dall’altra un eccesso di personale che i SSN non sono in grado di assorbire[6], con le evidenti disparità a livello di prestazioni sanitarie che questo comporta.
All’interno dei singoli stati europei…
Diverse associazioni di categoria e istituzioni nazionali e internazionali si sono impegnate negli ultimi anni per cercare soluzioni a questo rebus, ma poco è stato, nel concreto, realizzato dai singoli paesi.
Se prendiamo ad esempio quanto messo in campo dall’Italia nei mesi precedenti alla pandemia da Covid-19, vediamo come nella Legge di Bilancio 2019 siano stati previsti per il finanziamento delle Borse di Specialità un totale di 337,7 milioni di euro per il quinquennio 2019/2023, cui vanno aggiunti i 10 milioni l’anno stanziati per la formazione dei Medici di Medicina Generale[7]. Queste cifre sono, a detta di diversi esperti, gravemente insufficienti a compensare l’elevato numero di medici e professionisti che nei prossimi anni usciranno dal SSN italiano[8].
Dinamiche di questo tipo sono comuni a molti Paesi europei. Decenni di politiche espansive avevano permesso al Portogallo di poter contare su numero di medici superiore alla media europea, garantendone un’ottima copertura sanitaria (al 2017 erano presenti nel Paese 497,6 medici ogni 100.000 abitanti contro i 372 della media europea)[9]. Questa situazione vantaggiosa rischia però di contrarsi drasticamente nei prossimi anni a seguito dei tagli che stanno avvenendo in tempi più recenti. Nel 2019, infatti, il test nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione – che ha ricevuto 2641 candidature[10] – prevedeva un totale nazionale di 1830 posti[11]. Il risultato è quindi la creazione di 811 medici bloccati in un limbo sospeso e inservibili per il SSN portoghese.
In una realtà federativa come quella tedesca, le differenze nell’offerta sanitaria delle varie regioni si fanno decisamente più marcate. Nonostante esistano delle linee guida stilate al governo centrale per la pianificazione del personale medico e sanitario (Bedarfsplanungsrichtlinie), la loro effettiva implementazione è affidata ai singoli Stati (Länder) che hanno facoltà di deliberare autonomamente i numeri di ospedali e posti letto a disposizione della loro popolazione[12]. Questo comporta, ad una prima vista, un effettivo numero adeguato di personale sanitario su larga scala, ma una mal distribuzione dello stesso se si analizzano e monitorano i dati delle singole realtà statali[13]
L’urgenza e la rilevanza di queste problematiche ha spinto anche gli studenti di medicina europei a chiedere alle istituzioni competenti a livello sia nazionale che comunitario soluzioni efficaci e tempestive per evitare una catastrofe il cui impatto è reso ancora più evidente dai recenti sviluppi e che rende sempre più necessaria una pianificazione lungimirante in materia di politica sanitaria.[14]
Nonostante sia quindi ormai riconosciuta a tutti i livelli la gravità delle prospettive che queste previsioni spalancano per il futuro della Sanità degli Stati europei, la risposta sia dei singoli governi che delle istituzioni centrali risulta blanda e insufficiente a garantire un personale sanitario che abbia le competenze necessarie, che sia in numero adeguato e si trovi nel giusto contesto sociale[15] per garantire a tutta la popolazione, indipendentemente dal censo o dalla residenza, una prestazione sanitaria che possa rispondere ai propri bisogni.
Opzioni come l’aumento indiscriminato dei posti a disposizione per gli studenti di medicina o la totale abolizione del numero programmato senza un corrispettivo aumento delle Borse di Specializzazione sono pure azioni demagogiche e rischiano di ingolfare ulteriormente un sistema già precario, rendendo le cose ancora più gravi in un futuro ben più prossimo di quanto siamo portati a credere.
Le soluzioni devono invece essere strutturali e garantire continuità sul lungo periodo, e non una risposta affrettata allo stato emergenziale in cui i vari SSN si sono trovati a lavorare nelle ultime settimane. È imprescindibile uno studio prospettico sul medio termine delle figure professionali necessarie a coprire le necessità della popolazione a livello sanitario e, solo alla luce di queste, strutturare un percorso di formazione per i futuri professionisti della salute adeguato sia nei numeri che nelle competenze fornite.
Matteo Cavagnacchi
[1] “Country Health Systems Surveillance Platform” – WHO Department for Health Statistics and Informatics (2010)
[2] UN Agenda 2030 for Sustainable Development
[3] Health 2020: the European policy for health and well-being
[4] Report Osservatorio GIMBE n.6/2019 “La Mobilità Sanitaria Interregionale nel 2017”
[5] “The 2009 Ageing Report: Underlying Assumptions and Projection Methodologies for the EU-27 Member States (2007-2060), Joint Report prepared by the European Commission (DG ECFIN) and the Economic Policy Committee (AWG)
[6] “Recruitment and Retention of the Health Workforce in Europe”, European Health Management
Association, April 2015
[7] Report Osservatorio GIMBE n.7/2019 “Il Definanziamento 2010/2019 del Servizio Sanitario Nazionale”
[8] La Programmazione del Fabbisogno di Personale Medico, Proiezioni per il Periodo 2018-2025: Curve di Pensionamento e Fabbisogni Specialistici – ANAAO AssoMed .
[9] Eurostat/Instituto Nacional de Estatística
[10] Lista definitiva retificada de candidatos admitidos e excluídos ao Procedimento Concursal IM 2020 – Administração Central do Sistema de Saúde
[11] Mapa de Capacidades Formativas Nacional Procedimento Concursal IM 2020 – Administração Central do Sistema de Saúde
[12] User Guidelines on Qualitative Methods in Health Workforce Planning and Forecasting“Germany, Country Profile” WP6, Centre for Workforce Intelligence, United Kingdom. Fellow and Edwards 2014
[13] Kuhlmann, E., Lauxen, O. & Larsen, C. Regional health workforce monitoring as governance innovation: a German model to coordinate sectoral demand, skill mix and mobility. Hum Resour Health 14, 71 (2016).
[14] International Federation of Medical Students Associations (IFMSA) – European Regional Priorities 2019/2020
[15] Stokker, Judy & Hallam, Gillian. (2009). The right person, in the right job, with the right skills, at the right time. A workforce-planning model that goes beyond metrics. Library Management. 30. 10.1108/01435120911006520.