La Nueve – gli spagnoli che liberarono Parigi

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Filippo Paggiarin

Filippo Paggiarin

Sulla Seconda Guerra Mondiale si é scritto molto e grazie ai documenti, testimonianze, libri e film possiamo tranquillamente dire che sia un tema che fa parte della nostra cultura. Senza dubbio peró, é altresí vero che – essendo una storia cosí importante, imponente e della quale abbiamo molti reperti – ci sono parti di essa che ancora non conosciamo o che si sono dimenticate perché rimaste solo nella memoria dei protagonisti che l’hanno vissuta e che non possono piú raccontarla. A volte invece, succede anche che queste storie non siano lasciate da parte per caso, ma che in un dato momento risulti piú conveniente accentuarne altre lasciando le prime da parte.

Puó pure essere che non sia cosí, ma questo sembra ció che é accaduto alla storia de La Nueve. Cosa é La Nueve? Neanche io sapevo dell’esistenza di questa divisione dell’esercito francese che fu la prima ad entrare a Parigi e liberarla dai nazisti il 24 Agosto 1944. E cosa ha di tanto particolare questa divisione? Beh, che nonostante fosse comandata da un generale francese e fosse parte dell’esercito francese de la France Libre di Charles De Gaulle, questa divisione non era francese ma era formata in grande maggioranza da soldati spagnoli.

Come puó essere?” é la domanda spontanea di chi non conosce questa storia, poco conosciuta anche nella stessa Spagna.

Una veritá che spesso non viene riconosciuta é che negli eserciti degli Alleati c’erano anche molti soldati che provenivano da paesi che non erano coinvolti nella guerra e che combattevano per difendere degli ideali; tra questi, la nazione piú rappresentata era per l’appunto la Spagna.

Il libro La Nueve – gli spagnoli che liberarono Parigi di E. Mesquida racconta la storia (e le storie personali) di questi soldati spagnoli

Come é accaduto che degli spagnoli si arruolassero nell’esercito francese? Per raccontare questa storia, molto ben raccontata nel libro “La Nueve – gli spagnoli che liberarono Parigi” di E. Mesquida (1), dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e andare fino al 1936, anno in cui cominció la Guerra Civile Spagnola e la maggior parte di questi ragazzi – che diverranno poi soldati de La Nueve – aveva meno di 20 anni. All’epoca in Spagna si era instaurata la Seconda Repubblica Spagnola, nata in seguito alla morte del dittatore Primo de Rivera e la caduta del successore Aznar-Cabañas con la fuga del re Alfonso XIII nel 1931. Nel 1936 l’esistenza stessa della Repubblica venne minacciata dall’avanzata del generale Francisco Franco, il quale risalí la penisola iberica con le sue truppe partendo dal Marocco (all’epoca protettorato spagnolo) e, aiutato dagli eserciti italiano, tedesco e portoghese (inviati rispettivamente da Mussolini, Hitler e Salazar), conquistó la Spagna e si nominó “caudillo”. Alla fine della guerra, nel 1939, gli sconfitti del Fronte Popolare che aveva lottato contro le truppe di Franco insieme a civili, donne e bambini da tutta la Spagna fuggirono verso la Francia in massa, in un disperato esodo passato alla storia come “la Retirada“.

Il gerarca nazista Heinrich Himmler e Francisco Franco

Questo esodo fu molto piú grande di quanto il governo francese si aspettasse e, dal momento che non poteva – e non voleva – accogliere questa gente che non possedeva altro che se stessa, inizialmente chiuse il confine con la Spagna, per poi vedersi costretto a riaprirlo a causa della pressione esercitata da una parte dalla moltitudine di persone che scappavano inseguite dai bombardamenti franchisti (Franco aveva ordinato una “rigorosa e severa pulizia“, come scriverá a riguardo Galeazzo Ciano) dall’altra dall’opinione pubblica internazionale. Il governo francese aveva predisposto solo alcuni alloggi provvisori che potevano accogliere al massimo 6000 rifugiati spagnoli; in pochi giorni ne arrivarono 500’000, Tra questi vi erano anche coloro che andranno in seguito a formare la divisione de La Nueve.

Questi rifugiati spagnoli vennero separati dai loro familiari e amici e rinchiusi in poco piú di una ventina di campi sparsi nel sud-ovest francese – e per l’appunto, dal momento che non erano stati preparati alloggi per loro – rimanevano all’aria aperta, controllati da soldati affinché non scappassero. Alcuni tra coloro che avevano combattuto ed erano riusciti a rifugiarsi in Francia, furono anche rinchiusi in apposite carceri poiché venivano considerati “pericolosi estremisti”.

Nell’imminenza dello scoppio della II Guerra Mondiale, molti rifugiati furono inviati in Africa e poi, una volta entrato in carico il governo filo-nazista di Vichy, furono messi a lavorare alla costruzione di infrastrutture come la rete ferroviaria trans-sahariana in condizioni di schiavitú.

In seguito allo sbarco degli alleati in Africa del Nord nel 1943, gli internati nei campi francesi furono liberati. Questi spagnoli furono messi davanti al bivio: da una parte tornare in Spagna, dall’altra entrare nella legione francese. La maggior parte di essi che avevano combattuto durante la guerra civile decisero di entrare nell’esercito francese.

In quel momento, giá c’era una parte dell’esercito francese che non rispondeva piú agli ordini del governo filo-nazista di Vichy con a capo il generale Pétain, ma aveva aderito alla chiamata del generale De Gaulle andando a formare l’esercito de “la France Libre“, sotto il comando operativo del generale Leclerc. A questa parte dell’esercito andavano aderendo sempre piú soldati spagnoli che disertavano le truppe vichiste per combattere al fianco degli Alleati. Dopo le battaglie di Algeri, quelle in Libia e a Tunisi dove affrontarono i celebri Afrika-Korps di Rommel, questa parte dell’esercito che stava combattendo (con successo) in Africa fu trasferita in Marocco (all’epoca territorio francese). Qui venne formata la Deuxiéme Division Blindée (la Seconda Divisione Blindata) che aveva al suo interno molti soldati che non erano francesi, la maggior parte dei quali era spagnola. In questa divisione c’era anche la compagnia de La Nueve, formata quasi totalmente da spagnoli (146 su 160 soldati).

Philippe Pétain, capo del governo francese di Vichy insieme al gerarca nazista Göring

Da lí furono inviati a Pocklington, Inghilterra, per l’addestramento prima di andare a combattere in Europa e per prepararsi allo sbarco in Francia. Quando giunse l’ordine, si imbarcarono dal porto di Southampton per arrivare in Normandia, dove sbarcarono il 1 Agosto 1944 sulla spiaggia di La Madelaine davanti al paese di Saint-Mère l’Eglise. Da qui cominciarono a combattere a fianco degli americani con l’obiettivo di liberare la Francia, avanzando verso sud, combattendo e vincendo come nella battaglia di Ecouché.

In seguito a questa battaglia, le truppe de La Nueve cominciarono e dirigersi verso Est rapidamente. In quel momento, l’intenzione degli americani era quello di frenare l’impeto delle truppe francesi: ciascun esercito voleva arrivare prima dell’altro nella capitale.

Pertanto, quando il generale Leclerc prese la decisione di continuare l’avanzata verso Parigi, conosceva bene l’ordine dato dal generale americano Gerow che specificava che La Nueve avrebbe dovuto conquistare la posizione all’altezza dei ponti sulla Senna senza entrare nella capitale, e che in caso di incontro con una forte resistenza nemica, avrebbe dovuto fermarsi e attendere la fanteria americana. A quel punto, la lotta per l’onore e la gloria nell’essere i primi a entrare nella capitale era divenuta una sfida tra francesi e americani. Cosicché, quando i soldati de La Nueve, giunti all’altezza di Antony, si trovarono davanti un cinturone di ferro a difesa della cittá, il generale Leclerc non fermó le sue truppe ma – intravedendo l’opportunitá – diede l’ordine di forzarlo e entrare in cittá con due sezioni di soldati spagnoli. La prima sezione a entrare nella cittá e giungere alla casa comunale il 24 Agosto 1944 fu la sezione comandata dal tenente Amado Granell, di Burriana (comunitá Valenciana). Il giorno successivo il volto di Granell era stampato sulla prima pagina del giornale Libération sotto al titolo che diceva “Il sont arrivés” – “sono arrivati” (2). Poco piú tardi arrivarono anche le altre sezioni, cosí come arrivarono pure le mitragliate tedesche che, dopo un rapido confronto con le sezioni spagnole appena arrivate e le forze di resistenza francese che giá occupavano l’edificio, furono neutralizzate. Dalla casa comunale chiamarono dunque i rinforzi e diedero la notizia del raggiungimento dell’obiettivo. Durante la mattinata, la Seconda divisione Blindata (con piú di 3000 soldati repubblicani spagnoli) entró a Parigi e, insieme alla resistenza, liberó la capitale francese: alle tre e mezza del pomeriggio veniva dato il cessate il fuoco.

Oggigiorno a Parigi si trova un giardino nominato in onore ai combattenti de La Nueve che liberarono la cittá. Il cartello dice “Ai Repubblicani Antifascisti Spagnoli che continuarono a lottare entrando nella Seconda Divisione Blindata, Eroi della liberazione di Parigi”.

Sabato 26 Agosto 1944 La Nueve ricevette gli onori, salutata militarmente dal Generale De Gaulle come riconoscimento per esser stata la prima forza ad esser entrata nella capitale. Ad aprire la celebre sfilata sugli Champs Élysées fu lo stesso Amado Granell, e la scorta del Generale De Gaulle era composta da quattro half-tracks de La Nueve che avevano nomi che facevano riferimento a battaglie della guerra civile spagnola come Guernica, Teruel e Guadalajara. I soldati non esibivano solo la bandiera de La France Libre – l’esercito di liberazione di De Gaulle – ma pure piccole bandiere della repubblica spagnola e une di piú di 20 metri. A molti militari francesi la cosa non piacque molto e, dopo alcuni giorni di riposo al bois de Boulogne convertito in campamento militare, insieme all’ordine di rimettersi in marcia, arrivó anche quello di ritirare le bandiere repubblicane dagli half-track.

Il 9 settembre cominció il cammino verso Est, insieme alle truppe americane. La Nueve attraversó combattimenti a Andelot, Chatel, Vaxoncourt e altri paesi, fino a entrare a Strasburgo dove si installó nell’avanguardia. Battaglie politiche interne impedirono a La Nueve di continuare oltre il Reno per il momento, nel frattempo la compagnia fu inviata a combattere in altre battaglie come in quella di Grussenheim. Finalmente la situazione interna si sbloccó e la Seconda Divisione Blindata fu incorporata al VII Esercito Americano, a fianco del quale aveva giá combattuto in precedenza e cominciarono a avanzare velocemente fino ai piedi delle Alpi. A questo punto del cammino, era giá chiaro a tutti che l’obiettivo era Bershtesgaden, dove si trovava la residenza del Berghof. il Nido d’Aquila di Hitler.

Arrivati in prossimitá, dovettero affrontare delle compagnie di giovani SS naziste che continuarono a combattere fino a che, il 5 maggio, dopo trentasei ore di combattimento, i soldati de La Nueve arrivarono a Berschtesgaden, dove peró si erano giá installati gli americani che vi erano giunti da un altro lato. Tuttavia si resero conto che il Nido d’Aquila, che si trovava un poco piú in su di Berschtesgaden, non era stato ancora conquistato. Il capitano Tuyeras, francese e di religione ebraica, decise dunque di intraprendere la scalata e il giorno 6 giunse con i soldati della divisione fino al Nido d’Aquila che si trovava a 3 km dal paese, permettendo poi di raggiungerlo solo alle truppe francesi. e tra queste anche a La Nueve, ponendo cosí la firma francese sulla conquista del famoso rifugio di Hitler.

Il Nido d’Aquila, rifugio di Adolf Hitler sulle Alpi bavaresi

Alla fine giunsero anche gli americani, che all’inizio non presero bene la conquista da parte dei francesi, ma poi si lasciarono andare ai brindisi con le numerose bottiglie di champagne rinvenute nelle cantine del rifugio, bevendo dalle coppe con serigrafate le iniziali A.H. . Poco dopo, il 7 maggio, arrivó la tanto attesa notizia: la guerra era finita. Per alcuni di loro peró, questa non era la vera fine della guerra, ma rappresentava solo la fine di una parte che doveva continuare poi in Spagna. In questa ultima parte del cammino tuttavia, la gran parte dei soldati spagnoli era stata uccisa e tra coloro che uscirono dal Nido d’Aquila rimanevano solo sedici spagnoli: assieme a coloro che erano caduti, era caduta anche la speranza di poter tornare a lottare per liberare la Spagna.

Filippo Paggiarin

(1) Mesquida E., La Nueve – los españoles que liberaron Paris, Barcelona, Penguin Rangom House Grupo Editorial S.A.U., 2016

(2) https://www.liberation.fr/france/2019/08/25/le-25-aout-1944-a-paris-liberation-parait_1747275

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