Inoltre, attraverso un’accurata analisi delle varie poste di spesa pubblica, è possibile ricavare anche informazioni culturali e sociali su di esso.
In questo articolo farò riferimento, in breve, al bilancio consuntivo e al bilancio previsionale per dare, senza eccessivi tecnicismi, l’idea del contenuto essenziale di un bilancio pubblico e del ruolo del Prodotto Interno Lordo nella valutazione della ricchezza prodotta complessivamente, del reddito e del benessere di una società.
(La correlazione tra benessere, reddito e ricchezza, sebbene sia abbastanza intuitiva, è un pilastro della teoria economica Classica e dell’Economia del Benessere. )
Nel bilancio a consuntivo sono riportate le voci di entrata e di spesa delle Amministrazioni Pubbliche dell’anno trascorso, questi dati sono necessari per monitorare l’attività e l’efficienza degli enti pubblici centrali, locali e di previdenza, oltre che per rettificare eventuali scostamenti rispetto a quanto previsto dalla legge di Bilancio dell’anno precedente.
La Legge di Bilancio è l’atto normativo con cui il parlamento controlla l’attività di spesa effettuata dal governo e approva piani di spese e stanziamenti di risorse per l’esercizio successivo, valutando il bilancio preventivo, il Programma di Stabilità e il Programma Nazionale di Riforma concordato con le istituzioni europee.
Il bilancio preventivo invece è una stima accurata delle spese dell’esercizio futuro, accompagnata da previsioni macroeconomiche e d’impegni finanziari per gli anni successivi, anch’esso è strutturato con voci di spesa e di entrata, ma gli importi inseriti sono in parte dovuti a stime, in parte già fissati.
Dal bilancio dello Stato (nel conto economico consolidato dello Stato), si possono ricavare informazioni chiave sulle finanze pubbliche ad esempio:
– l’ammontare dei tributi riscossi, cioè le entrate che lo Stato ha ricevuto dalle imposte sui redditi di persone e imprese, dall’Iva e da altre tasse e imposte;
– il deficit pubblico, differenza tra le spese sostenute dallo Stato in un anno e le entrate finanziarie di cui ha beneficiato, nel caso in cui le entrate siano superiori alle uscite si avrà un avanzo;
– il debito pubblico, valore derivato dall’indebitamento accumulato dallo Stato negli anni;
La differenza fondamentale tra debito e deficit è che, il primo è un valore stock dato dalla somma dei deficit degli anni precedenti non ancora ripagati, mentre il secondo è un valore flusso che riflette la situazione di indebitamento entro un intervallo di tempo, di solito un anno.
In presenza di un deficit pubblico il debito pubblico aumenta, in presenza di un avanzo invece il debito pubblico diminuisce.
– gli interessi sul debito, costo sostenuto dallo Stato per finanziarsi presso banche, privati e altri operatori nazionali e internazionali;
– la pressione fiscale, indicatore dell’incidenza delle imposte e delle tasse sul PIL.
Ognuna di queste grandezze, se considerata nel suo valore assoluto, è soltanto un dato grezzo e pertanto poco indicativo.




Il deficit pubblico italiano del 2015 era pari a 43,101 miliardi di euro[1] ad esempio, ma come si stabilisce se è un valore elevato, modesto o basso? Avrebbe senso confrontare il valore assoluto italiano con quello degli USA, che nello stesso anno ammontava a 438 miliardi[2]?
Ovviamente un confronto diretto tra i due valori assoluti non trasmette informazioni rilevanti per l’analisi, occorre trovare un comune denominatore, o più, per pesare l’impatto del singolo dato sul sistema paese Italia e su quello americano.
Il comune denominatore tipicamente adottato per confrontare ogni valore del bilancio pubblico è il Prodotto Interno Lordo, valore della produzione aggregata all’interno di un paese in un anno.
Applicando questo filtro al suddetto valore del deficit si ottiene per l’Italia a un rapporto deficit/Pil del 2,6%, mentre quello degli USA è pari al 2,3%; in proporzione due valori non poi tanto distanti come poteva sembrare.
Il rapporto deficit/PIL mostra il valore dell’indebitamento accumulato in un anno da uno Stato rispetto al valore della produzione aggregata del Paese nello stesso anno. Si utilizza questo valore perché rende più comprensibile la dimensione dell’esposizione debitoria del Paese nell’anno. Qualora la crescita del PIL fosse molto sostenuta, uno Stato avrebbe pochi problemi a ricevere un elevato ammontare di finanziamenti, pur dovendo sempre tener conto dell’ammontare di debito accumulato negli anni precedenti, poiché il prodotto interno lordo funge da garanzia della forza economica di uno Stato.
Un ruolo importante del PIL, dunque, è quello di peso della rilevanza dei valori delle variabili macroeconomiche di uno Stato e di strumento di confronto tra grandezze appartenenti a paesi differenti.
Il Prodotto Interno Lordo, somma dei valori di tutti i beni e servizi prodotti in un anno all’interno di un determinato paese, assume rilevanza anche come strumento di valutazione del benessere di una popolazione. Il suo valore, infatti, e ancor di più la sua variazione in un intervallo di tempo, ad esempio l’anno, sono indicatori della crescita e della salute dell’economia di un Paese e dell’ammontare di ricchezza prodotta al suo interno da imprese nazionali ed estere, oltre che dallo Stato stesso.
Il suo valore rispecchia il livello di consumi, investimenti, spesa pubblica, tassazione e la differenza tra esportazioni e importazioni.
L’insieme di questi fattori, e non solo, dimostra l’importanza di questo dato per l’economia di uno Stato e la sua rilevanza anche nel valutare le condizioni di una popolazione.
Dividendo il valore del PIL per il numero di abitanti si ottiene un altro indicatore interessante, il PIL pro capite, utile per chiarire effettivamente la dispersione del valore assoluto Prodotto Interno Lordo.
Ma quante persone beneficiano del suo valore?
E indirettamente, esso rappresenta la ricchezza di quante persone?
Essendo una media, il PIL pro capite va considerato con cautela, poiché un suo valore elevato può sia essere dovuto ad una popolazione benestante, sia ad una popolazione con forti disuguaglianze, persone molto ricche e persone povere.
Storicamente spesso la valutazione del benessere di un Paese è stata limitata al PIL e ai valori di contabilità nazionale contenuti nel bilancio dello Stato, senza tener conto che l’elemento essenziale sono la distribuzione di PIL e del reddito nazionale.
Inoltre non bisogna dimenticare che livelli bassi di reddito, seppur generalmente specchio di una condizione sociale ed economica difficile, potrebbero mostrare un quadro distorto in presenza di una fornitura efficiente e vasta di servizi pubblici.
Nonostante le obiezioni e criticità, Il Pil mantiene ancora il suo ruolo principe come indicatore di ricchezza e benessere di un Paese, ma qualcosa ultimamente sta cambiando. Recentemente, diverse interessanti teorie alternative e innovazioni hanno iniziato a diffondersi, proponendo, testando, e addirittura introducendo in alcuni casi, sistemi di valutazione più completi e significativi, per comprendere e analizzare in maniera più precisa il benessere e la situazione sociale ed economica di un paese.
[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-03-01/l-istat-rivede-rialzo-pil-2015-08percento-primo-aumento-tre-anni-calo-rapporto-deficit-pil-26percento-piu-basso-2007-110114.shtml?uuid=ACZgf2eC
[2] https://en.wikipedia.org/wiki/2015_United_States_federal_budget