Le strade di Phnom Penh, capitale della Cambogia, rendono palese il suo essere a suo modo un punto di mezzo tra Thailandia e Vietnam. Il traffico e’ intenso e la guida a destra, ma nulla a che vedere con le strade vietnamite caratterizzate dal flusso continuo e imperterrito di motorini parcheggiati ovunque. Il suo essere punto di mezzo, tuttavia, non vuol dire essere punto di incontro. Questo luogo conserva un’identita’, o meglio e’ costretto nella sua identita’. Le strade di Pnhom Phen sono pulite e qua e la’ compare del verde. No, non e’ la Svizzera, o forse e’ una Svizzera si’, ma per gli standard asiatici. Anche questo fa della Cambogia un’ambiente particolare e fuori da ogni tempo, anche quello della regione del sud est asiatico a cui appartiene. Di fatto, la Cambogia ha smesso di appartenere al resto del mondo negli anni ’70 e sta lentamente riapparendo ora con i lontani effetti della globalizzazione. Solo ultimamente giapponesi e russi stanno cominciando a investire nel paese, che subisce deficit atavici come l’assenza di infrastrutture che colleghino le diverse citta’: l’unico pro per gli investimenti e’ il bassissimo costo della manodopera (il salario medio mensile corrisponde a appena 100$).