Abbandonare l’energia nucleare: una soluzione per il futuro?

Aprile 1986, Ucraina – la centrale nucleare di Chernobyl subisce un incidente senza precedenti, in grado di minacciare l’equilibrio biologico, ambientale e politico mondiale. Marzo 2011, Giappone- un maremoto colpisce la centrale nucleare di Fukushima e causa, per la prima volta dopo Chernobyl, un incidente anche maggiore, classificato al livello 7 (il livello il più alto della scala internazionale degli eventi nucleari). Queste due date sono diventate celebri, perché hanno avuto delle conseguenze su diversi piani: l’ambiente, la salute, la politica e anche la nostra cultura industriale. Hanno messo in discussione il nostro modo di produrre l’energia, ma anche il nostro modo di consumarla. Quello che era un rischio, uno scenario plausibile ma poco probabile, è diventato realtà. La questione sicurezza, con la paura che questi eventi si moltiplichino, ci hanno portati a riconsiderare l’utilizzo del nucleare.

Oggi più che mai, il nucleare è diventato uno dei dibattiti i più accesi del momento, mentre lo spazio dedicato alla tematica ambientale è in crescita nell’arena politica. Questo è particolarmente vero in Francia, il paese del nucleare per eccellenza, dove comunque ci sono numerosi detrattori del nucleare civile. In effetti, la Francia è, su scala globale, il paese che usa di più l’energia nucleare per produrre la sua elettricità: nel 2017, il 71.6% della produzione francese di elettricità era nucleare, secondo EDF[1]. Anche se il gigante della produzione di elettricità di origine nucleare rimangono gli Stati Uniti (804.9 TWh in 2017 contro i 379.1 per la Francia), la proporzione di questa produzione nella creazione di elettricità su scala nazionale rappresenta appena il 20%.

 

Fonte: IEA, Word Energy Statistics. https://www.iea.org/statistics/ All rights reserved.

Benché per ora non ci sia stato nessun incidente nucleare deplorevole in Francia, numerose sono le persone che temono e sottolineano ancora i rischi e le probabilità di un incidente con conseguenze drammatiche. Associazioni come Greenpeace, WWF, NégaWatt, Sortir du Nucléaire[2]sono molto attive per provare ad avere un impatto sulle decisioni politiche e a sensibilizzare il popolo per la loro causa. NégaWatt, per esempio, ha condiviso il suo piano ideale per il 2050, che porterebbe ad un’uscita progressiva dal nucleare civile entro il 2035, sostituito al 100% dalle energie rinnovabili entro il 2050.  Sostengono anche la necessità di un abbandono totale delle energie fossili e di dimezzare il consumo di energia in Francia. Per questa associazione, un’alternativa al nucleare esiste effettivamente e dobbiamo prenderla in considerazione. A difesa della loro tesi queste organizzazioni usano diversi argomenti, non soltanto quello del rischio di incidente.

Per esempio, un altro aspetto da valutare è di tipo economico: la maggior parte delle centrali nucleari occidentali stanno invecchiando, e in alcuni anni avranno già raggiunto il loro limite di età (40 anni). Sarà allora necessario iniziare diversi lavori di ristrutturazione per poter prolungare la loro vita di 10 anni; o direttamente costruire nuove centrali – un’altra opzione anche molto costosa. Soltanto in Francia, sarebbero necessari 800 milioni di euro per prolungare la vita di un reattore e per ottenere una nuova autorizzazione all’utilizzo. Considerando che il paese ne possede cinquantotto, il calcolo è chiaro: costerà molto… Per non parlare poi del costo e della pericolosità del trattamento dei residui radioattivi, che sono il punto critico principale del nucleare civile.

Un altro argomento, ancora più importante, è che il nucleare non aiuta a incentivare un consumo responsabile di energia, visto che ci garantisce una quantità infinita di elettricità, disponibile in ogni momento della giornata o dell’anno. Il nucleare alimenta il mito di un’energia assolutamente inesauribile. E, dato che funziona così bene, il nucleare civile è accusato di rallentare lo sviluppo delle energie rinnovabili, che potrebbero infine sostituirlo. Sembra allora ovvio che l’energia nucleare sia uno strumento che dovremmo progressivamente abbandonare.

 

Bilan Électrique 2018 Rte France, https://bilan-electrique-2018.rte-france.com/synthese/

Eppure, non è così semplice. Il dibattito non è manicheo: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’energia nucleare non è in tutto negativa e, soprattutto, i numeri che la difendono sono convincenti. Infatti, oltre al fatto che garantisce una produzione di energia abbondante, controllabile e disponibile su richiesta, il nucleare ha la virtù impressionante di emettere veramente poca CO2. In realtà, è una delle energie che inquina di meno da questo punto di vista insieme all’eolico. Il nucleare emette circa 12g di CO2 per kW/h, e l’eolico 11. Tuttavia, quest’ultimo non ha la capacità di produrre continuamente così tanta elettricità. In confronto, l’idraulico produce 24g di CO2 per kW/h, il fotovoltaico 41, le centrale a gas 490 e le gigante a carbone, 820. I numeri sono dunque chiari: l’energia nucleare ha una grande virtù indispensabile, che ci costringe a riesaminarla. Specialmente dato che la priorità ambientale di questo decennio è diminuire le nostre emissioni di CO2, in modo da mantenere il riscaldamento globale sotto i 2°C. Per ora, persino alcune energie rinnovabile non hanno risultati tanto buoni quanto il nucleare. Inoltre, anche se la Francia non è un modello di ecologia, è comunque uno dei paesi che emette il meno di CO2 al mondo, grazie alla sua eccezionale produzione di energia nucleare. Nel 2017, emetteva per esempio soltanto lo 0.9% della CO2 mondiale (4.56 tonnellate/ab./anno, sapendo che la sua popolazione rappresentava allora 0.8% della popolazione mondiale) [3].

 

Source: IEA, Word Energy Statistics. https://www.iea.org/statistics/ All rights reserved.

Perché allora dovremo considerare come un’emergenza l’uscita dal nucleare? Quando la maggior parte dei detrattori di questa energia sottolineano i rischi che potrebbe generare – cioè, la sua pericolosità possibile ma non sicura – i suoi seguaci evidenziano i numeri tangibili che dimostrano che un’uscita del nucleare per ora farebbe niente altro che peggiorare il surriscaldamento globale. Peraltro, la maggior parte degli scenari del GIEC che vogliono mantenere il riscaldamento globale sotto i 2°C considerano l’utilizzo dell’energia nucleare. Secondo diversi ingegneri, come Jean-Marc Jancovici, la convinzione che il nucleare sia interamente sostituibile con energie rinnovabili è parzialmente falsa, perché, per il buon funzionamento di tale scenario, bisognerebbe ridurre drasticamente il nostro consumo di  energia. Sarebbe allora più giusto definire questa sostituzione come “essenzialmente fatta con economie di energia, e marginalmente con le energie rinnovabili”[4]. Potremo ottenere una tale riduzione dei nostri consumi soltanto nel lungo periodo, e progressivamente. Quindi, per ora, uscire del nucleare sarebbe una scelta discutibile, perché non abbiamo ancora le conoscenze necessarie per sostituirlo interamente con le energie rinnovabili, ciò perché non sono abbondanti, neanche “controllabili” – cioè, dipendono da fattori esterni come il vento o il sole che non possiamo gestire a nostro piacimento. Sarebbe allora necessario compensare con risorse che hanno un’efficienza simile al nucleare, cioè il carbone, il gas o l’idroelettrico. Quest’ultimo richiede una situazione geografica particolare, o un costo economico, umano e ambientale importante, non sostenibile per tutti i paesi.

Come dice Jean-Marc Jancovici, bisogna porsi una domanda, la cui risposta è meno ovvia di quanto possa sembrare: “Le energie rinnovabili sono più ecologiche del nucleare?[5]. L’idroelettrico, unica opzione veramente equivalente al nucleare (perché produce poca CO2 ed è capace di produrre energia in abbondanza), imporrebbe interventi poco ecologici, come inondare una valle intera – come fu il caso per la costruzione della diga la più grande del mondo: la diga delle Tre Gole, in Cina. Oltretutto, Jancovici sottolinea il fatto che il numero di persone che sono state spostate a causa della costruzione di questa diga è tra 5 e 10 volte più grande che quello delle persone spostate a cause delle catastrofi nucleare di Chernobyl o Fukushima (nel primo caso, un effetto di reversibilità è già iniziato, cosa che sarebbe impossibile nel caso delle Tre Gole). Risultato: bisogna compensare il nucleare civile con un sistema che userebbe le energie fossili. Eppure, l’impatto ambientale e sulla salutà di queste ultime è peggiore dell’impatto del nucleare. Sarebbe tornare indietro, producendo ancora più di CO2.

 

Centrale Nucleare di Cruas. Foto di Maarten Sepp. https://web.archive.org/web/20161021125503/http://www.panoramio.com/photo/62591141

Benché il rischio zero non esista e che sia necessario tenere conto della pericolosità possibile e effettiva (in particolare riguardo ai rifiuti radioattivi) del nucleare civile, sembrerebbe che quest’ultimo sia sopratutto demonizzato, e poco apprezzato per le sue virtù effettive. Eppure, c’è comunque un’emergenza ambientale, delle misure efficaci devono essere prese per evitare scenari catastrofici. In questo caso come potremmo essere sicuri che un’azione politica mirata ad uscire completamente dal nucleare sia una buona azione? Per ora, sembra che non lo sia; ma si devono sicuramente concentrare gli nostri sforzi su due obiettivi principali: continuare a sviluppare le energie rinnovabili e le loro capacità; cercare un mezzo per sbarazzarsi dei rifiuti nucleari, così come rafforzare la sicurezza nelle centrali nucleari.

Alla fine, l’umanità potrebbe forse trovare un’energia davvero pulita. Nel frattempo, come lo dice Henri Waisman, ricercatore all’Istituto dello sviluppo sostenibile e dei rapporti internazionali francesi (IDDRI)[6], la “‘decarbonizzazione’ può essere fatta attraverso diversi mezzi: le energie rinnovabile, la cattura del carbone […] o anche il nucleare. […] Dipenderà dei costidelle diverse opzioni. La transizione energetica è una scelta da fare. Nessuno è perfetto, anche le energie rinnovabili hanno degli effetti negativi. È necessario guardare il problema nella sua complessità. Non ci saranno soluzioni semplici[7].

Laura Poiret


Riferimenti:

[1] Elettricità di Francia, azienda di elettricità francese che appartiene per la  maggior parte allo Stato. 

[2] Letteralmente, « Uscire dal Nucleare ».

[3] Per esempio, rispetto alla Cina, primo emittente mondiale di CO2 (28.2% delle emissioni di CO2 mondiale nel 2017, tra cui 6.68 tonnellate emessa per abitante ogni anno). È una prestazione migliore della maggior parte degli altri paesi dell’Europa occidentale (8.70 tonnellate/ab./anno; 5.45 per la Spagna; 5.43 per il Regno Unito e 5.31 per l’Italia).

[4] J-M. Jancovici, « Discussione su alcuni luoghi comuni sul nucleare civile”, “Discussion autout de quelques idées reçues sur le nucléaire civil » (traduzione dell’autrice), jancovici.com

[5] « les énergies renouvelables sont-elles plus écologiques que le nucléaire ? », traduzione dell’autrice, Ibid.

[6] “Institut du développement durable et des relations internationales », traduzione dell’autrice.

[7] Henri Waisman, per un articolo di France Tv Info del 09/07/2019, « Faut-il sortir du nucléaire pour sauver la planète ? Sept arguments pour comprendre le débat ». (« Dobbiamo uscire del nucleare per salvare la pianeta ? Sette argomenti per capire il dibattito.”, traduzione dell’autrice). à la « ‘décarbonisation’ peut passer par de multiples moyens : le renouvelable, la capture et la séquestration de carbone […] ou encore le nucléaire.  […] Cela dépendra des hypothèses de coût comparées aux autres options. La transition énergétique est un choix à faire. Aucun n’est parfait, les renouvelables aussi ont des impacts. C’est essentiel de regarder le problème dans sa complexité. Il n’y aura pas de solutions simples »

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