Le difficoltà di un italiano nell’imparare il francese

È pensiero comune ritenere che l’italiano e il francese siano “uguali” e che un italiano non avrà alcun problema ad apprendere il francese, o viceversa. Nulla di più falso! Naturalmente noi italiani siamo più avvantaggiati rispetto ad un cinese o un arabo, poiché le due lingue sono neolatine e le somiglianze molteplici. Sono presenti moltissime costruzioni sintattiche, modi di dire, ed altri elementi linguistici che non hanno alcun senso per un parlante la cui madrelingua non sia neolatina, ma che sono naturali per un italiano, uno spagnolo o un portoghese.

Tuttavia, per ottenere un alto livello di competenza linguistica, anche un italiano deve studiare, esercitarsi e…fare errori. Il francese è la quinta lingua che apprendo, e quindi ormai so benissimo che il solo modo di apprendere una lingua è quello di fare errori, di buttarsi, di parlare (o scrivere) non appena vi sia anche la benché minima possibilità di avere un qualsivoglia contatto con un interlocutore madrelingua. Ed è proprio ciò che sto facendo anche con il francese. In più, vivendo al momento in Francia, sento proprio la necessità di dover comunicare efficacemente coi nativi: non mi piace sentirmi imprigionato all’interno di una bolla!

Ad ogni modo, la “strada verso il bilinguismo” è costantemente in salita, perché, come avviene con l’apprendimento di ogni altra lingua, anche il francese presenta delle difficoltà. In particolare, data l’influenza della nostra madrelingua, gli ambiti che un parlante italiano può trovare (si legga: che ho trovato o trovo!) più spinosi quando apprende il francese sono:

  1. Certi aspetti della grammatica come:

– il modo di costruire la frase interrogativa con “est-ce que…”, o con l’inversione soggetto-verbo; in italiano, fondamentalmente è sufficiente un cambio nell’intonazione della frase, senza aggiunte o modifiche sintattiche. Tuttavia, questo aspetto non è particolarmente difficile, e basta un po’ di pratica per padroneggiarlo completamente.

– la frase negativa; per costruire la frase negativa, in francese si deve utilizzare una particella in più rispetto all’italiano: il “pas” (Io non mangio vs. Je ne mange pas). Storicamente, il francese era uguale all’italiano sotto questo punto di vista: solamente il “ne” era necessario. Successivamente, la particella post-verbale “pas” è stata aggiunta (in origine vi erano dei collegamenti semantici con “je ne marche pas”, dove “pas” stava letteralmente a significare “passo”). Ora, nel francese colloquiale, è addirittura possibile far cadere totalmente il “ne” (questo fenomeno linguistico relativo all’evoluzione del modo di esprimere la negazione è chiamato “Ciclo di Jespersen”). Quindi, è bene porre attenzione ad utilizzare in modo corretto la negazione, altrimenti, se si dimentica il “pas”, e si usa solo il “ne”, si potrebbe dare l’impressione di parlare francese antico!

– sebbene i tempi e i modi verbali siano gli stessi sia in italiano che in francese, la loro morfologia è evidentemente differente. L’uso di tempi verbali più complessi come il congiuntivo o il condizionale, è veramente problematico, e serve una buona competenza linguistica (soprattutto all’orale) per riuscire ad utilizzarli correttamente.

  1. La fonetica è un dramma! Ci sono dei suoni strani che non esistono in italiano (come la “R francese” e le vocali nasali), e la pronuncia di alcune parole è davvero particolare (“serrurerie”, “grenouille”, “yeux”, “quincaillerie”)!

  1. L’ortografia, strettamente collegata alla fonetica: ancor più drammatica! Se in italiano la corrispondenza suono-lettera è pressoché uno ad uno, in francese questo aspetto è da pazzi. Basti pensare alle parole “heureuse” o “beaucoup” che presentano molteplici lettere mute, o a “houx” (4 lettere, ma soltanto una vocale)! E che dire a proposito delle pronunce differenti a seconda del contesto? Un esempio emblematico è quello della parola “plus”: si pronuncia plus (con la S), plus (senza S), o plus (con la Z, facendo la liaison)? Ad esempio, si dice 2 plus 2 (con la S), ma je n’aime plus le café e je suis plus fort que toi (entrambi senza S), ma ancora je suis plus intelligent que toi (liaison, con la Z)! In più, con il solo indizio uditivo, non c’è proprio modo di sapere come si scrive una parola che si sente pronunciare: potrebbe essere in 15 modi diversi! E gli accenti, oddio, a destra, a sinistra, il circonflesso, la dieresi, aiuto!

  1. Il lessico: anche sotto questo aspetto si presentano delle problematiche. Dai, non neghiamolo, le similarità lessicali tra queste due lingue sono molto numerose, e la maggior parte delle volte, buttarsi e usare quella parola lì “perché tanto può essere che si dice come in italiano”, funziona, e come! Ma sfortunatamente non è sempre così. Certe volte provare ad usare una “parola italiana” non dà il risultato sperato e può accadere di dire una parola che non esiste, o, ancora peggio, che esiste ma ha un significato diverso; i cosiddetti falsi amici: fare delle gaffe è assicurato! Ecco qui infatti un esempio di falsi amici tra tre lingue neolatine con la parola salire:

FrançaisItalienEspagnol
salirsporcareensuciar
montersaliresubir
sortirusciresalir
apprendre pour un italien: de la pizza à la baguette

Ma poi spiegatemi un po’, i francesi sono tutti fenomeni in matematica!? Perché dopo il 69, cominciano a contare in modo strano? Contare normalmente non andava più bene? 8 mesi fa, quando ho cominciato a studiare il francese, mi è toccato rispolverare il libro di matematica delle superiori!

Scherzi a parte, se si vuole davvero diventare fluenti in francese, conoscere e padroneggiare le suddette regole è d’obbligo. E ciò vale anche per gli italiani! Naturalmente, non è un processo rapido o facile, serve tempo, ma noi italiani possiamo apprendere questa lingua più velocemente di altri parlanti che hanno una lingua madre molto distante dalla nostra.

Comunque, e ciò vale per tutte le lingue, non solo per il francese, non sono solo le difficoltà linguistiche ad influenzare l’apprendimento. Ci sono anche altri fattori, sia interni che esterni, come: la forza di volontà, gli stimoli, la motivazione, la perseveranza, la personalità, il luogo e il modo d’apprendimento. Chiaramente, non tutti apprendono alla medesima velocità, ma se la forza di volontà è buona, si è sufficientemente motivati e stimolati, e si ha la perseveranza di ottenere costantemente risultati postivi, la lingua si apprenderà più rapidamente.

Lo studente può sentirsi stimolato da vari fattori, tra cui, l’amore per la comunità di parlanti o per la lingua in sé, la volontà di sentirsi integrato nel luogo in cui si vive, la soddisfazione personale, o semplicemente vuole prendere un buon voto al prossimo esame oppure ottenere un avanzamento di carriera. In ogni caso, più la lingua verrà studiata con passione e migliori saranno i risultati, in un tempo più breve.

Ugualmente, anche il luogo e il metodo di apprendimento sono importanti fattori da tenere in considerazione: se la lingua viene appresa sul posto (vs. da casa), e con un professore (vs. da autodidatta), la velocità d’apprendimento sarà superiore, perché ci sarà una persona che può correggere all’istante gli errori commessi, e in più, le possibilità di praticare la lingua saranno più numerose. Sotto questo aspetto, la personalità gioca un ruolo fondamentale: se lo studente è più estroverso e non gli interessa di fare errori di fronte agli altri, otterrà migliori risultati, perché, come si suol dire, sbagliando s’impara!

Eduardo Calò

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