Come viene affrontata l’emergenza coronavirus in Norvegia?

 

DISCLAIMER: L’articolo è stato scritto con le migliori intenzioni per informare i lettori sulla situazione in Norvegia e negli altri Paesi Scandinavi. Tuttavia, io, l’autore, sono norvegese e l’analisi potrebbe essere influenzata dalla mia prospettiva.


L’epidemia di covid-19 si è diffusa molto rapidamente, raggiungendo oltre 2 milioni contagi in tutto il mondo. Il virus ha costretto ogni Paese ad affrontare numerose sfide. In Europa molti Stati hanno intrapreso misure simili per frenare la crescita esponenziale dei contagi e, dunque, per “appiattire la curva”[1].

Tra le misure adottate c’è il cosiddetto “lockdown”, chiusura delle scuole, quarantena e distanziamento sociale per tutti i cittadini, chiusura dei confini ecc… E’ di cruciale importanza che vengano scelte le strategie più efficienti per sconfiggere la pandemia, considerando sia il rischio legato al numero delle persone infette sia il costo economico del contrasto al virus[2].

In questo articolo proverò a raccontare la situazione in Norvegia nella lotta al coronavirus, gli interventi del governo e le questioni principali. Parlerò, inoltre, degli approcci differenti adottati dai Paesi Scandinavi: Norvegia, Danimarca e Svezia.

L’inizio della crisi


Il 12 marzo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ufficialmente definito il Covid-19 una pandemia. La pandemia è un’epidemia che si è diffusa in tutto il globo. A quella data in Norvegia era già stato identificato un caso di coronavirus. La prima fase di intervento è partita in quel momento. Il governo ha optato per un approccio duro e deciso con la chiusura delle scuole, vietando gli assembramenti e invitando le persone, ove possibile, a lavorare da casa.

Il 18 Aprile le persone che già avevano contratto il virus erano oltre 6800, in base ai dati dell’Istituto Norvegese di Salute Pubblica (NIPH), 189 di queste sono in terapia intensiva. Le vittime erano 137. Il numero di tamponi effettuati è stato comunque piuttosto limitato. Pertanto anche i numeri sui contagi potrebbero non essere molto rappresentativi della portata del fenomeno. Il numero contenuto di tamponi è in parte dovuto alla strategia adottata dalla Norvegia. Infatti, si è deciso di puntare molto sulle misure di distanziamento sociale, mettendo la grande maggioranza della popolazione in quarantena e cercando di limitare la diffusione del virus. I test sono stati effettuati solamente a soggetti con problemi respiratori e patologie polmonari riconducibili alla sintomatologia del covid-19. In parte la strategia, come nel caso di altri Paesi, è dovuta ad una capacità di analisi dei tamponi limitata.
L’Istituto Norvegese di Salute Pubblica ha finora effettuato 136236 test e il 5% dei soggetti sottoposti al tampone è risultato positivo. E’ comunque lecito aspettarsi che le dimensioni reali del contagio siano più ampie. La maggioranza dei casi in Norvegia, circa 4700, sono nella fascia di età tra i 20 e i 59 anni. Questo è un dato positivo, infatti i più giovani hanno in genere un sistema immunitario più forte e possono combattere meglio il virus, secondo i ricercatori e i dati disponibili.

Dal punto di vista geografico, la Norvegia è un Paese con una bassa densità di popolazione e le distanze tra le principali aree urbane sono enormi. La maggior parte dei casi sono stati individuati nelle aree metropolitane. Nell’area di Oslo sono circa 2000 casi confermati. Inoltre, a Viken, altra zona nei pressi di Oslo, sono stati identificati altri 2000 casi. Solo in queste due zone sono presenti 4000 casi sui 6000 accertati in tutto il Paese.
Nell’ est della Norvegia, nella regione del Vestlandet, i casi di positivi al covid sono oltre 700.

I Paesi nordici divisi contro il coronavirus

Non è un segreto che Danimarca, Svezia e Norvegia abbiano scelto approcci diversi per combattere il coronavirus. Il governo norvegese e quello danese hanno seguito una linea rigida per contenere la crescita esponenziale del numero di contagiati, seguendo, in parte, l’esempio della Cina e di altri Paesi europei. Al contrario, la Svezia è stata sostenitrice di un altro tipo di approccio, mantenendo una società aperta, senza misure particolarmente restrittive finora. Sfortunatamente, però, la Svezia sta avendo un elevato numero di decessi.

Figura 1: Numero di decessi per Covid-19 nei Paesi Scandinavi.

Dal grafico risulta evidente il fatto che la Svezia e, con un numero molto minore, la Danimarca sono i Paesi Scandinavi con il più alto numero di morti confermate per Coronavirus. Bisogna ricordare anche però che la Svezia ha più popolazione di Norvegia e Danimarca, circa 10 milioni di abitanti. La Danimarca invece ha un numero di abitanti molto simile alla Norvegia, circa 5,5 milioni. Inoltre, la maggioranza degli svedesi infettati dal coronavirus, 8000 casi, è tra i 50 e i 90 anni[3]. Secondo i dati di Worldometers, la Svezia ha oltre 13000 casi attivi e la maggior parte di essi è localizzata nell’area di Stoccolma. In Danimarca i casi confermati sono circa 7000, ma i guariti sono oltre 3000[4].

Confrontando la quantità di test effettuati possiamo avere un quadro più chiaro sull’affidabilità dei dati forniti sul numero di persone contagiate.

Nel grafico sottostante è riportata la proporzione di tamponi effettuata su 1000 abitanti. La Norvegia è il Paese scandinavo che ha fatto più test, seguito dalla Danimarca. In Svezia i test finora effettuati sono circa 74600[5], secondo l’istituto di sanità svedese Folkhalsomyndigheten.

Figura 2: Numero medio di tamponi effettuati ogni 1000 abitanti in Norvegia, Danimarca e Svezia.

La Svezia ha deciso di non bloccare la propria economia, eppure risente lo stesso dei Paesi che lo hanno fatto. La riduzione degli scambi commerciali a livello internazionale danneggia l’economia del Paese. Mantenere negozi chiusi e interi Stati bloccati sta costando un’enorme quantità di denaro e continuerà a costare molto. E’ curioso che non appena la Norvegia è giunta a queste conclusioni e il primo ministro Erna Solberg ha annunciato, venerdì 10 aprile, che si inizierà gradualmente a riaprire dal 21 aprile, la Svezia abbia iniziato a discutere sulla necessità di prendere misure restrittive per contenere il numero di contagi e ridurre il numero di morti. La Danimarca sta prendendo decisioni simili alla Norvegia e pianifica un’apertura graduale.

Ricominciando ad aprire le attività produttive e i negozi, c’è il rischio che ci sia una nuova ondata di contagi. Tuttavia la riapertura permetterà a molte persone di tornare a lavorare, riducendo la disoccupazione e, quindi, riducendo anche il numero di persone che hanno bisogno di sussidi e supporto dal governo per andare avanti. E’ fondamentale ricordare che mantenere il lockdown e tenere le persone bloccate in casa può avere molte conseguenze negative, come la depressione e altre patologie mentali e psicologiche.

Il primo ministro Erna Solberg ha annunciato il 7 Aprile il programma delle riaperture. Gli asili riapriranno dal 20 aprile, mentre le scuole elementari e le superiori riapriranno in tutto il Paese il 27 aprile[6]. Il distanziamento sociale e la possibilità di lavorare in smart working saranno ancora fondamentali. Per coloro che apriranno è previsto ancora un regime rigoroso, essi dovranno sanificare e disinfettare i locali più volte nell’arco della giornata.

Tornare alla normalità sarà complicato. Abbiamo ancora molte insidie davanti a noi, ma è necessario affrontare questa sfida. Cosa ne pensate? E’ giusto riaprire o è preferibile mantenere tutto chiuso fino a quando non si avrà la certezza che il coronavirus è completamente sotto controllo?

scritto da Sebastian Skaiaa


[1] https://www.livescience.com/coronavirus-flatten-the-curve.html

[2] https://www.fhi.no/nettpub/coronavirus/fakta-og-kunnskap-om-covid-19/fakta-om-covid-19-utbruddet/?term=&h=1

[3] https://experience.arcgis.com/experience/09f821667ce64bf7be6f9f87457ed9aa

[4] https://www.worldometers.info/coronavirus/

[5] https://www.folkhalsomyndigheten.se/smittskydd-beredskap/utbrott/aktuella-utbrott/covid-19/bekraftade-fall-i-sverige

[6] https://www.newsinenglish.no/2020/04/07/norway-cleared-to-gradually-reopen/

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