Nel trentesimo anniversario, la storia di come tutto ebbe inizio…
Il 15 giugno 1987 è una data poco conosciuta dall’opinione pubblica europea, una giornata storica che ha segnato la nascita di un’iniziativa vincente di condivisione, scambio e crescita per gli studenti dell’Unione Europea e non solo: è la data di ratifica della decisione del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea che istituì il Programma Erasmus.
La storia di questo progetto è lunga e travagliata, si incrocia con i destini di molte persone di valore, per le quali nutro riconoscenza e ammirazione, che hanno lavorato congiuntamente e si sono battute per raggiungere uno dei più grandi traguardi del percorso di integrazione europeo. In particolare, con l’occasione dell’anniversario, vorrei raccontarvi di Sofia Corradi, Domenico Lenarduzzi e Franck Biancheri, intellettuali europei con una visione cosmopolita, che hanno svolto un ruolo chiave nella nascita del progetto di scambio.
Sofia Corradi, nata a Roma nel 1934, da studentessa di giurisprudenza presso l’Università la Sapienza di Roma, si recò nel 1957 alla Columbia University di New York, lì conseguì un master in legislazione universitaria comparata. I tempi ancora non erano maturi e i programmi di scambio universitario tra stati erano rari e difficoltosi. Al suo ritorno in Italia, Sofia Corradi si scontrò con la burocrazia universitaria, il suo master non fu riconosciuto e dovette così terminare gli studi nuovamente a Roma.
Fu, paradossalmente, questo l’inizio di una magnifica storia: il Progetto Erasmus
Domenico Lenarduzzi, nato a Torino nel 1936, dopo la guerra si trasferì con la famiglia a Charleroi, Belgio, a seguito del padre, il quale trovò lavoro nelle miniere come molti altri italiani in quegli anni. Lenarduzzi si laureò all’Université Catholique de Louvain nel 1959, in seguito iniziò una lunga carriera nelle istituzioni europee, tra le quali spicca la Direzione Generale Occupazione e Affari Sociali, attualmente ricopre la carica di Direttore Onorario della Commissione Europea.
Franck Biancheri, nato a Nizza nel 1961, durante il suo percorso di studi fondò, insieme ad altri colleghi, l’AEGEE (Associazione degli Stati Generali degli Studenti Europei). L’acronimo richiama il mar Egeo e l’antica Grecia, culla della democrazia. Il nome, invece, rimanda alla Rivoluzione Francese e ai celebri Stati Generali. Questa associazione di studenti promuove, tuttora, l’unità europea e l’integrazione in ambiente accademico. Essa svolgerà un ruolo chiave nella programmazione e nell’attuazione dei programmi educativi e formativi comunitari, risultando oltretutto come una delle prime associazioni ad aprire nell’est Europa dopo la caduta del muro di Berlino.
Corradi, Lenarduzzi, Biancheri sono tre personaggi lontani, dai destini incrociati, vissuti in Belgio, Italia e Francia, ma accomunati da una spiccata propensione al mondo e all’Europa, uniti da idee che hanno fatto e faranno la storia.
Nel 1957 nei trattati di Roma, che segnarono la nascita della Comunità Europea, il tema dell’istruzione non è menzionato tra i settori di intervento comunitario. Tale ruolo è altresì attribuito alla formazione professionale. Solo nel 1992 con il Trattato di Maastricht si avrà questo agognato e fondamentale riconoscimento anche per l’istruzione.
Nel 1959 Sofia Corradi svolge attività di ricerca sul diritto allo studio alle Nazioni Unite, in seguito diventa consulente della Conferenza dei Rettori delle università italiane. La dottoressa inizia a diffondere le sue idee, partendo dalle difficoltà incontrate in prima persona, decisa a permettere ai giovani delle future generazioni una mobilità più semplice, diffusa ed economica. Il suo lavoro è lungo e richiede dedizione. Finalmente nel 1969, nel bel mezzo di un periodo di instabilità e cambiamento, gli anni delle rivolte studentesche, a Ginevra si tiene la Conferenza Europea dei Rettori. Alessandro Faedo, rettore dell’Università di Pisa, discute con l’assemblea una nota scritta a macchina con la famosissima Lettera 22 Olivetti da Sofia Corradi:
<< Lo studente, anche se non appartenente a famiglia residente all’estero, può chiedere di svolgere parte del suo piano di studio in un’università straniera, presentandolo in approvazione al Consiglio di Facoltà in preventivo […] >>.
Il tema del coordinamento universitario comunitario entrerà da quel momento nella programmazione politico-strategiche degli stati membri e si avvieranno anche discussioni nei parlamenti. Un passo importante è costituito dai Joint Study Programmes introdotti dalla Commissione Europea nel 1976, che costituiscono così i primi programmi europei di cooperazione e sviluppo di corsi e programmi di istruzione. Partecipano dall’inizio Belgio, Danimarca, Francia, Italia, Olanda, Lussemburgo, Irlanda, Regno Unito; in seguito si aggiungeranno Grecia (1980), Spagna (1986), Portogallo (1986). Il progetto è ambizioso, ma i vari stati dimostrano ancora alcune riluttanze ad approfondire il discorso, inserendo piani istituzionalizzati e aperti di scambio tra studenti dei paesi membri.
In quegli anni Lenarduzzi, lavorando per la Direzione Generale Occupazione e Affari Sociali, si occupa del settore dell’educazione e dell’istruzione, da sempre con scrupolosa attenzione all’interculturalità e alla necessità della nascita di una dimensione europea dei cittadini e della società. Egli sposa e promuove le idee di Sofia Corradi e di altri intellettuali del tempo, portando all’interno delle istituzioni la battaglia per un programma di istruzione superiore europeo complesso e sinergico, prevedendo la necessità di fondi europei per contribuire alle spese degli studenti aderenti. Gli ostacoli all’integrazione e all’arricchimento dei Joint Study Programmes sono soprattutto la scarsa disponibilità e la rigidità all’operare congiuntamente di alcuni stati membri, dovuta spesso all’esistenza di singoli accordi tra i rispettivi stati. Nel 1987 la mediazione di Franck Biancheri e dell’AEGEE ha successo e Mitterand, all’epoca Presidente della Repubblica Francese, si convince a rilanciare la discussione sui programmi d’istruzione universitaria a livello comunitario. La proposta supera la votazione della Commissione Europea il 14 maggio 1987.
Nasce il 15 giugno 1987 il Programma Erasmus (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students), che prende il nome dal noto umanista Erasmo da Rotterdam del cinquecento.
L’approvazione è arrivata al termine di un percorso intricato, in cui ogni stato ha dovuto rinunciare agli scetticismi e alle singole posizioni nazionali, proiettandosi verso il futuro e contribuendo ad una delle iniziative più positive dell’Unione Europea. L’Erasmus crea sentimento di appartenenza ad un qualcosa di più grande rispetto ad una nazione, spinge oltre i confini e dà una visione più ampia e completa della realtà. Conoscere persone di altri paesi, altre lingue e culture, costruirsi una rete di amicizie internazionali permette allo studente di crescere livello personale e arricchisce notevolmente il suo bagaglio di esperienze e conoscenze. Dall’istituzione del programma Erasmus oltre 3 milioni di studenti ne hanno preso parte. Nel clima di euroscetticismo, ritorno ai nazionalismi e difesa dei confini che aleggia in questi anni l’Erasmus può e deve costituire un punto saldo, un baluardo di difesa per i diritti dei cittadini europei, formare una testa di ponte verso il futuro, fatto di integrazione e condivisione con esiti migliori dell’attualità, non di ritorni al passato e di nostalgie.
L’Erasmus è da sempre fonte di ispirazione per i partecipanti: numerosi sono i casi di studenti che al ritorno hanno fondato startup innovative imprese, giornali e riviste come CafèBabel, network europei e internazionali che hanno connesso persone di tutto il mondo senza distinzioni religiose, culturali, sociali o razziali.
Jeune Europe si inserisce in questo periodo di incertezza come idea nuova, per condividere opinioni, sentimenti, conoscenza, teorie, impressioni tra persone di tutta Europa per dare seguito al percorso iniziato in passato da grandi intellettuali come Altiero Spinelli e la stessa Sofia Corradi, con il sogno di essere un punto di ritrovo per una popolazione europea che parta dal proprio territorio e guardi oltre, senza perdere i propri tratti distintivi.
Michele Corio