Banking Union: a step for more stability

Giovanni Sgaravatti

Giovanni Sgaravatti

The Banking Union is a set of rules, established to strengthen the European financial system. Its main components are the Single Supervisory Mechanism (SSM) and the Single Resolutory Mechanism (SRM). Their focus is on preventing and managing banks’ crises.

The Single Supervisory Mechanism monitors banking activity to increase the solidity of the financial system. It reduces the risk of banks’ crises, which are threats for the economic stability of the single States and the entire Union. Mainly, the SSM checks and guarantees that the Euro-Area banks have enough liquidity to absorb potential losses coming from wrong strategic decisions of the management or from crises.

European Central Bank in Frankfurt.

On the other hand, the Single Resolutory Mechanism is applied when a bank is already facing a crisis or financial distress is considered very likely. The objective is to manage the bankruptcy of a single institute in the least harmful way for the financial system and the people. The SRM functioning has been conceived to increase responsibility in the banking system. Banks must manage carefully their financial resources, maintaining a sustainable level of exposure to risk. Besides, it is crucial for the regulators to avoid contagion effects, namely the risk that the bankruptcy of a bank affects the stability of other banks and institutions.

A debated element of SRM regulation is the so-called “bail-in” mechanism that does not allow to the State, except for special situations, to buy out banks that are close to default. Under “bail-in” regulation, when a bank is going bankrupt the costs of the failure is not only paid by the shareholders, bondholders too may be involved if necessary. A reason in favour of “bail-in” is that it encourages banks to be prudent, reducing hazardous behaviours of the management. Indeed, the achievement of high returns in investments requires a higher exposure to risk. This does not always lead to positive outcomes, but if someone, external to the bank, is available to cover the losses or save the bank in hard times, then the drawbacks will be less harmful. Management can be less worried about losses and bankruptcy risk. “Bail-in” works exactly against this inefficiency.

The main alternative is the “bailout”. In this case, the State would intervene, using taxpayers’ money to fix the bank management inefficiencies and mistakes. Some countries, Italy is an example, could have a dramatic growth of public debt because of “bailout”, especially if the default involves big national banks. Another possibility to solve the crisis of a bank is the Deposit Guarantee Scheme, a fund created collecting capital from all the banks of the system. In Italy, such a fund, the Fondo Interbancario per la Tutela dei Depositi (FITD), is used to cover the depositors from losses in case of bank distress. Depositors are covered up to 100,000 euro. Theoretically, tools of this sort could be used also to prevent catastrophic effects deriving from big banks’ failures.

Banking Union: Member countries in blue.

Banking Union has faced many criticisms, especially raised by small and medium entrepreneurs, who blame it for the limited access to credit of these recent years. This is partially true. After the Basel agreements and the birth of SSM in 2014, banks have become more and more cautious in supplying credit. However, such inefficiencies are not completely ascribable to European regulation, for example, Italian banks were not always supplying credit in a transparent and trustworthy way. In 2015 in Italy, Non-Performing Loans (NPLs) (i.e. debts which are unlikely to be paid back) were as much as 16% of the total. The EU average is 3.4%. Moreover, 70% of these NPLs were distributed to 4.7% of debtors with an average value of 2.2 million euro per loan. Hence, small entrepreneurs have reasons to complain, the malfunctioning of the system is certainly not their fault.


However, it is important to stress that the drastic rules imposed on the banking system to increase capital reserves and creditworthiness’ standards have been crucial to increasing the solidity of the Italian economy. The failure of a bank causes damages to investors, depositors, entrepreneurs and (with “bailout”) also to taxpayers.
Finally, among the benefits of the banking union it is also worth mentioning the SEPA, Single European Payment Area, which involves 36 countries and allows to make bank transfers easily, only using the IBAN.

In conclusion, the banking union appears to be a source of advantages to the Italian economy much more than a cause of drawbacks. Restrictions are a requirement for stability, and recent history should have taught us that a stable banking and financial system should be preferred to one little regulated.

Michele Corio, Giovanni Sgaravatti
With special thanks to Beatrice Armanini

Unione Bancaria, per una maggiore solidità

Giovanni Sgaravatti

Giovanni Sgaravatti

L’Unione bancaria è un insieme di regole europee istituite per rafforzare il sistema bancario e finanziario europeo. Essa è composta da 2 elementi fondamentali: meccanismo di vigilanza unico e meccanismo di risoluzione unico. Entrambe le componenti riguardano prevenzione e gestione di crisi bancarie. Il meccanismo di vigilanza si occupa di monitorare l’attività delle banche al fine di aumentare la solidità del sistema finanziario e prevenire possibili crisi bancarie che possono mettere in pericolo l’economia dei singoli Stati e dell’intera Unione Europea.

Sede della Banca Centrale Europea

Principalmente, il meccanismo di vigilanza controlla e assicura che le banche abbiano capitale sufficiente ad assorbire le perdite derivanti da decisioni strategiche aziendali sbagliate o da crisi.  Il meccanismo di risoluzione unico invece è un insieme di regole che agisce quando la crisi del singolo istituto è già avvenuta o è molto probabile, cercando di gestire la crisi bancaria nel modo meno dannoso possibile per il sistema finanziario. Esso  è stato fondato con l’intenzione di responsabilizzare le banche nella gestione delle proprie risorse finanziarie, incentivandole a mantenere un’esposizione al rischio adeguata. Inoltre, si cerca di impedire il cosiddetto effetto contagio, ovvero che il fallimento di una singola banca possa mettere a rischio la stabilità di altre banche. Un elemento molto criticato del meccanismo di risoluzione è il cosiddetto “bail-in”, sistema per il quale non è concesso allo Stato, se non in casi eccezionali, di acquistare le banche in difficoltà. Con il meccanismo del “bail-in”, qualora una banca fosse in procinto di fallire, sarebbero i suoi azionisti a doversi far carico di pagare i debiti della banca, e se non ciò non bastasse, sarebbero gli obbligazionisti.

L’alternativa principale al “bail-in” è l’intervento dello Stato nella crisi bancaria. Lo Stato sarebbe costretto ad utilizzare risorse dei contribuenti per risolvere le inefficienze e gli errori della banca, spesso andando a gravare ancora di più sul debito pubblico nel caso italiano. Inoltre, se non ci fosse il meccanismo del “bail-in” le banche potrebbero essere motivate ad agire in maniera irresponsabile, prendendo rischi eccessivi. A rischi elevati spesso corrispondono rendimenti più elevati, ma ovviamente anche maggiori probabilità di perdite finanziarie e rischi di fallimento. Una banca sicura dell’intervento dello Stato potrebbe decidere di correre il rischio di fallire, sapendo che la conseguenza  non sarebbe poi così dannosa. Il “bail-in” dunque punta a evitare queste situazioni. Altrimenti, un’ulteriore possibilità per la risoluzione di una crisi di un istituto bancario è l’intervento del fondo interbancario per la tutela dei depositi (FITD), un fondo costituito con risorse delle varie banche di un Paese o di un sistema economico. Anche in questo caso però c’è il rischio che la singola banca si comporti in maniera imprudente, forte della copertura garantita dal FITD.


Uno dei rischi maggiori in caso di crisi di una banca è che questa non abbia più risorse sufficienti per restituire i depositi ai cittadini che le avevano affidato i propri soldi. La direttiva europea 94/19/CE, poi aggiornata dopo la recente crisi finanziaria, ha sollecitato i singoli Stati a costituire i fondi di garanzia dei depositi. In caso di crisi e fallimento di una banca, i cittadini che hanno depositato i loro soldi sono comunque tutelati da questo fondo finanziato dall’intero sistema bancario del Paese. I depositi sono garantiti per importi fino a 100.000 euro.

Unione Bancaria (in blu tutti i paesi che già applicano il Meccanismo Unico di Risoluzione)

L’Unione bancaria viene spesso criticata da piccoli e piccolissimi imprenditori, perché le imputano la responsabilità di un minor accesso al credito. In parte gli imprenditori hanno ragione, dopo gli accordi di Basilea, e ancora di più dopo l’istituzione nel 2014 del sistema di monitoraggio unico europeo, le banche sono molto più caute nell’erogazione del credito. Più che dell’UE, la responsabilità è però da imputare alle stesse banche italiane, che nel passato hanno concesso prestiti in maniera poco mirata, o completamente arbitraria. Basti pensare che nel 2015 il 16% dei prestiti bancari in italia erano di difficile recupero (l’attuale media UE è del 3,4%). Per altro, ben il 70% del valore totale di tali prestiti era stato concesso a pochi (circa il 4,7% degli affidati) con un valore medio di 2,2 milioni di euro. I piccoli e piccolissimi imprenditori quindi fanno bene a lamentarsi, la fragilità del sistema bancario italiano non è colpa loro.  Bisogna però sottolineare come le misure drastiche imposte alle banche italiane per aumentare le riserve e per alzare gli standard di valutazione del merito creditizio siano state fondamentali per rendere l’intera economia italiana più solida (quando le banche falliscono ci rimettono sempre gli investitori, i correntisti o, in caso di bail-out, i contribuenti). 

Infine, vale la pena menzionare anche l’area unica di pagamenti in euro (Sepa), di cui fanno parte 36 paesi e che ci permette di effettuare bonifici solamente con il nostro IBAN.

In conclusione, possiamo affermare che l’unione bancaria sia una fonte di vantaggi per l’economia italiana più che di inconvenienti. Le restrizioni sono un requisito per la stabilità e la storia recente dovrebbe averci insegnato che un sistema bancario e finanziario stabile deve essere preferito a uno poco regolamentato.

Michele Corio , Giovanni Sgaravatti

Un ringraziamento particolare a Beatrice Armanini

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