Migrazioni e rifugiati: le contraddizioni dell’Unione Europea

Quello delle migrazioni é uno dei grandi temi irrisolti dell’UE. L’approccio dell’Unione Europea non é sempre coerente con i suoi principi.

Il 20 giugno si è celebrata la Giornata Mondiale del Rifugiato, originariamente indetta dalle Nazioni Unite per commemorare l’approvazione della Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati. Tra notizie di attualità e discorsi ufficiali tenuti da politici per l’occasione, mi sono casualmente imbattuta nella poesia “Nota di Geografia” di Erri De Luca, che non conoscevo ma che mi ha colpita immediatamente, soprattutto il passaggio

toccano l’Italia meno vite di quante salirono a bordo (…) eppure Italia è una parola aperta, piena d’aria”.

Poche righe ma così intense e cariche di significato da indurmi inconsciamente ad una riflessione dolce-amara sul concetto stesso di accoglienza. Viviamo in un tempo di migrazioni, laddove ogni migrazione costituisce una storia a sè, perché originata da guerre e persecuzioni, crescenti disuguaglianze sociali, dalla ricerca di un’occupazione, dai ricongiungimenti familiari, da motivi di studio e ricerca. L’uomo, per dirla con le parole dell’antropologo Giulio Angioni, è un “animale migratorio” e, in quanto tale, la propensione allo spostamento costituisce una delle principali costanti dell’umanità nei millenni, dai grandi imperi del passato alla moderna globalizzazione; è grazie al viaggio che culture geograficamente distanti hanno potuto incontrarsi, conoscersi ed incrociarsi nella loro incredibile varietà.[1] Dalla metà dell’ottocento, passando per tutto il novecento, i vissuti migratori si sono perennemente modificati e trasformati, tra progetti di breve e lungo periodo, individui singoli ed intere famiglie. Al contempo, anche le migrazioni di rifugiati e richiedenti asilo hanno assunto nuove peculiarità rispetto al periodo del secondo dopoguerra: a causa dei conflitti etnici nel continente africano, le primavere arabe del Mediterraneo, la guerra in Siria, interi popoli sono stati tragicamente costretti alla fuga, alla ricerca di una nuova casa, di salvezza, migliori condizioni di vita.[2]

Migrazioni _ coda

Sebbene protezione e accoglienza verso lo straniero parrebbero tradizione insita, non solo nel nostro essere umani, ma nella nostra stessa civiltà europea e mediterranea, la triste percezione, perennemente confermata dalle notizie di cronaca, è che l’Europa stia progressivamente perdendo memoria del proprio passato di grandi migrazioni oltreoceano.[3] Molte misure adottate dai paesi dell’Unione Europea negli ultimi anni sono state concepite seguendo la scia di informazioni tendenziose che presentano il migrante come pericolo, potenziale criminale, persona da respingere; misure favorite sia da debolezze legislative, sia da accordi internazionali che concedono silenziosamente la gestione dei flussi migratori a dittature come la Turchia o a regimi militari come la Libia. La “crisi migratoria” – come è stata definita – che ha interessato il continente europeo negli ultimi anni, ha messo in evidenza le difficoltà e contraddizioni della stessa Unione nell’adozione di misure univoche tra gli stati membri. Soprattutto, secondo me, ci porta a riflettere e riconsiderare il concetto stesso di “frontiera”, inteso non più unicamente come confine territoriale ma, in senso più ampio, come netta separazione tra “noi” e “loro”, come limite verso la costruzione di società realmente inclusive. Esiste un equilibrio tra la solidarietà umana e l’obbligo che gli stati hanno di proteggere le proprie frontiere? Dinanzi alle immani sofferenze e alla fatica di chi intraprende un percorso migratorio del genere, esiste un dovere per gli stati di accogliere?[4]

Per un verso, è indubbio considerare la Giornata Mondiale del Rifugiato una conquista, risultato della capacità e della forza collettiva di tutte le persone costrette ad abbandonare la propria terra. Un atto, questo, che richiede un coraggio straordinario ed immani sacrifici, la capacità di affrontare il proprio destino è una caratteristica dei più coraggiosi. Il merito della sopracitata Convenzione di Ginevra, basata sul principio del non-refoulement,[5] è stato proprio la creazione di un approccio internazionale comune per un istituto precedentemente regolato a livello statale. Seguendo questa scia, vi era forte aspettativa che anche la nascente UE svolgesse un ruolo proattivo in materia di accoglienza e diritto d’asilo: l’idea che uno spazio libero e senza frontiere interne si avvalesse di un approccio unico in materia ha, nel lungo periodo, portato all’introduzione di standard comuni per ogni ambito della procedura di richiesta, valutazione ed emissione del diritto di asilo, oltre che di accoglienza, integrazione, trattamento e gestione dei migranti per motivi politici. Al momento dell’attribuzione all’Unione della competenza in tema di asilo politico, gli Stati membri risultavano però già vincolati da obblighi derivanti dal diritto internazionale e presentavano notevoli divergenze in tema sul piano nazionale. Se per un verso, dunque, il diritto europeo ha consentito la codificazione di un corpus normativo già operante, ha contemporaneamente acuito le diversità interne ai singoli Paesi. In termini normativi, l’UE ha compiuto progressi evidenti: ispirandosi al principio chiave della leale cooperazione, ha cercato di fornire gli Stati membri un insieme comune di strumenti per far fronte alle proprie necessità quotidiane ed operative (introduzione di una procedura unica di esame delle domande, database comune di informazioni su tutti i paesi di provenienza dei richiedenti asilo, creazione di una modalità unica comune per affrontare specifici problemi di accoglienza)[6].

Tuttavia, non è il contesto normativo quello su cui voglio concentrarmi in questa sede; ritengo, infatti, che spesso non offra una chiave di lettura esaustiva in tema di rifugiati e asilo politico. Guardando oltre trattati e dichiarazioni internazionali, ci si rende conto di come la risposta europea si sia spesso dimostrata inadeguata, reagendo all’aumento dei flussi migratori con una dialettica principalmente legata ai concetti di paura e sicurezza. Le nozioni di asilo o rifugiato si sono allontanate sempre più dagli ideali di solidarietà e accoglienza, avvicinandosi, al contrario, a quello della tutela personale. L’approccio prevalente, cioè quello di limitare gli arrivi, dimostra come un ambito che dovrebbe essere dominato solo da scelte compiute per motivi umanitari ed etici sia diventato appannaggio della politica e di pratiche migratorie sbagliate che violano perennemente i diritti umani portando alla morte di migliaia di persone. Nel tentativo di regolare e ridurre la presenza di stranieri nel proprio territorio, i singoli stati si sono orientati sempre più verso una riduzione degli standard legislativi europei a favore di proprie leggi nazionali, spesso ben più restrittive[7] – le procedure nazionali, infatti, variano anche a seconda dei paesi di provenienza dei rifugiati e dal rapporto che hanno con il territorio ospitante (la Svezia, ad esempio, accoglie l’80% dei rifugiati iracheni mentre la Gran Bretagna, ai tempi dell’Unione, solo il 13%)[8]. L’incapacità di definire misure coerenti e coordinate, ha indotto i governi nazionali a rilanciare la cooperazione con i Paesi di origine e transito per il contenimento dei flussi: l’apripista di questa nuova strategia è stata la Turchia[9], divenuto il Paese chiave per contenere l’esodo dei cittadini siriani verso le isole greche. La riduzione significativa degli arrivi lo ha reso modello di riferimento per le relazioni con i Paesi di origine e di transito della rotta del Mediterraneo centrale, in particolare con il Niger e con la Libia.[10] Anche in merito al lavoro delle ONG, l’approccio prevalente sembra essere quello di limitare il loro operato piuttosto che considerarle una risorsa cui fare riferimento. Sebbene nel settembre 2020 la Commissione Europea avesse chiesto agli Stati membri maggiore coordinamento e supporto in tema, le attività di soccorso e ricerca hanno continuato ad essere ostacolate da procedimenti amministrativi o penali, da attività di ostruzionismo tali da impedire le operazioni di soccorso; non sono state dispiegate navi aggiuntive o risorse specificamente destinate ad attività di soccorso lungo le principali rotte migratorie. La diffusione della pandemia e le conseguenti misure restrittive hanno ulteriormente bloccato, se non annullato, il dispiegamento di navi.[11] La situazione generale rimane di grande allarme oltre che estremamente condannabile: solo nel 2020, sono state registrate oltre 2600 morti sulla rotta del Mediterraneo centrale: il progressivo ritiro delle navi dal Mediterraneo, i crescenti ostacoli alle attività di soccorso delle ONG, le decisioni di ritardare lo sbarco, la mancata assegnazione di porti sicuri hanno chiaramente messo in discussione l’integrità ed efficacia del sistema di soccorso.

Rifugiati non sono il problema

Stiamo assistendo, per citare Don Luigi Ciotti, ad una vera e propria emorragia di umanità, azioni deplorevoli con cui l’Europa – culla dei diritti umani e della democrazia – dovrà un giorno fare i conti.[12] L’imperativo europeo, nell’assoluto immediato, deve essere quello di proteggere le persone in stato di necessità, avvalendosi di un corpus di misure e politiche coerenti come utile strumento per assolvere ai propri obblighi internazionali e doveri etici. Solo lavorando nel rispetto dei principi di solidarietà e responsabilità condivisa, l’Unione potrà continuare a rappresentare un solido rifugio per chi teme le persecuzioni ed una meta attraente per talento e intraprendenza di lavoratori, studenti e ricercatori.[13] Affinchè l’esercizio di questa responsabilità internazionale sia effettivo, è anzitutto essenziale modificare la dialettica attraverso cui leggiamo il mondo: l’immigrato non è il nemico, bensì la vittima. Se è vero che le migrazioni sono sempre esistite nella storia umana, è anche vero che i picchi che si sono verificati negli ultimi anni sono stati responsabilità di un sistema politico ed economico che ha generato laceranti disuguaglianze, sfruttamento di intere regioni del pianeta, guerre per l’appropriazione esclusiva di materie prime, costringendo, in conseguenza, milioni di persone alla fuga. Ciò che deve essere contenuto è la logica del profitto tacitamente sottesa ad un sistema economico e politico profondamente ingiusto. Le migrazioni forzate indotte da deterioramento ambientale, estrazione di risorse locali, effetti devastanti del riscaldamento globale, costituiscono forme evidenti di violazioni dei diritti umani e centralizzazione del potere. Aspetti, questi, non solo strettamente correlati tra loro ma promotori di  un modello di sviluppo che infrange e viola pericolosamente i limiti ecologici del pianeta oltre che quelli umani e di giustizia sociale.[14] Si consideri, ad esempio, il fenomeno tristemente noto come water grabbing, attraverso cui potenti attori economici e politici controllano o deviano a proprio vantaggio risorse idriche preziose, sottraendole a comunità locali o intere nazioni la cui sussistenza si basa proprio su quegli stessi ecosistemi depredati; attualmente, 1 miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile nel mondo, mentre il 70% delle terre emerse è oggi a rischio desertificazione. Ugualmente importante è l’impatto dell’industria agroalimentare in termini di sfruttamento di risorse idriche e sottrazione di terreni a danno delle piccole coltivazioni. I conflitti per risorse naturali e minerali preziosi in Repubblica Centro Africana, Repubblica Democratica del Congo o per il petrolio in Nigeria e Sud Sudan sono responsabili delle più consistenti ondate migratorie nella regione.[15]

A fare le spese di questi rapporti di potere subalterni e dei conseguenti danni arrecati all’ecosistema, sono chiaramente le popolazioni più povere, la cui sopravvivenza, più strettamente connessa ai servizi gratuiti della natura, risulta maggiormente esposta a vulnerabilità, privazioni e disuguaglianza. Questa logica mostra lucidamente quanto le principali crisi strutturali dell’epoca moderna, migrazione in prima linea, siano prodotto storico di rapporti di produzione, consumo e potere altamente iniqui e scorretti; dinamiche a cui gli stati reagiscono avvalendosi di politiche interpretabili principalmente come risposta a posteriori e non preventiva, che facilitano solo una guerra inumana contro chi fugge da guerre o condizioni di vita inaccettabili. Muri, fili spinati, le frontiere fortificate non solo sono estremamente disumane, ma soprattutto inutili: ciò che è opportuno fare è pensare e analizzare le migrazioni in un’ottica globale, riducendo realmente disuguaglianze ed ingiustizie, squilibri sociali e climatici, fare in modo che ogni persona, ad ogni latitudine e parte del globo, possa vivere una vita libera e dignitosa.

Antonella Iavazzo

Riferimenti

[1] https://www.iltascabile.com/societa/viaggio-migrante/

[2] https://legale.savethechildren.it/diritti-oltre-frontiera-riflessioni-tema-migrazioni-accoglienza-integrazione-stati-nazionali-unione-europea/

[3] https://rm.coe.int/una-richiesta-di-aiuto-per-i-diritti-umani-il-crescente-divario-nella-/1680a1dd0f

[4] https://legale.savethechildren.it/diritti-oltre-frontiera-riflessioni-tema-migrazioni-accoglienza-integrazione-stati-nazionali-unione-europea/

[5] Principio del “non respingimento”: ai sensi dell’art.33, ad un rifugiato non può essere impedito l’ingresso sul territorio né può esso essere deportato, espulso o trasferito verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate

[6] https://www.assemblea.emr.it/europedirect/pace-e-diritti/archivio/i-diritti-umani-e-leuropa/2008/diritto-dasilo-come-funziona-nellue

[7] Si consideri il pacchetto di provvedimenti “Asylpaket” introdotto in Germania nel 2015 e responsabile di un peggioramento della condizione dei richiedenti asilo a livello nazionale: paesi come Albania, Montenegro e Kosovo sono stati inclusi nella lista dei “paesi sicuri”, con conseguente impossibilità di richiedere protezione internazionale per chi ne provenisse; sono state introdotte limitazioni ai trasferimenti monetari diretti a richiedenti asilo ed ulteriormente ridotti gli spazi destinati all’accoglienza. Ancora, nel 2019, anche la Francia ha esercitato una stretta importante sull’assistenza sanitaria offerta a rifugiati e richiedenti asilo, imponendo restrizioni ulteriori sul rinnovo visti e lo sgombero di campi migranti a Parigi.

[8] Ibid.

[9] La Turchia si è impegnata a garantire accoglienza e protezione a circa tre milioni di cittadini siriani, in cambio di ingenti finanziamenti da parte dell’UE degli Stati membri e dello sblocco dei negoziati sull’accordo per la liberalizzazione dei visti a favore dei cittadini turchi.

[10] Secondo i dati dell’OIM (organizzazione internazionale per le migrazioni), nel periodo 2019-2020 sono avvenuti più di 20.000 rimpatri in Libia nonostante l’evidenza innegabile di violazioni di diritti umani e assenza di garanzie in tema e trasparenza e responsabilità

[11] http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/AT029.pdf

[12] https://www.libera.it/schede-666-immigrati_e_accoglienza_non_e_questione_di_sicurezza_o_di_ordine_pubblico

[13]https://unipd-centrodirittiumani.it/it/schede/I-presupposti-per-la-creazione-del-Sistema-Comune-Europeo-di-Asilo/237#:~:text=Sebbene%20i%20trattati%20sull’Unione,28%2D38).

[14]https://www.canaleenergia.com/rubriche/scenari-dati-di-mercato-indagini-del-settoredossier-e-report/nellera-del-capitalocene-le-migrazioni-sono-frutto-del-cambiamento-climatico-di-origine-antropica/

[15] Ibid.

UE e Coronavirus: il punto della situazione

Cari lettori, in questo momento storico e’ molto difficile mantenersi lucidi e analizzare i fatti con raziocinio. E’ difficile non lasciarsi influenzare da naturali preoccupazioni, che in alcuni casi evolvono in veri e propri drammi familiari. Credo però che, oggi ancor più di ieri, sia necessario fare uno sforzo critico e valutare i fatti al di fuori della retorica, o peggio della propaganda.

Il rapporto dell’Italia con l’Unione Europea in queste settimane di emergenza sanitaria é stato messo duramente in discussione e gli euroscettici sono in forte aumento [1]. Indubbiamente l’Europa gioca un ruolo fondamentale nella società in cui viviamo, così come nell’attualità politica ed economia del nostro bel paese, che piaccia o meno [2].

©️ Comitato Ventotene – L’export dell’economia italiana

Dall’inizio della crisi, l’Unione Europea ha risposto in maniera disunita ed incoerente. Per questo, giovedì scorso la Presidente della Commissione Europea ha chiesto pubblicamente scusa all’Italia da parte dell’Unione Europea tutta. Un gesto politico forte e necessario. Negli ultimi due mesi si sono infatti susseguiti episodi spiacevoli, non all’altezza di un’Unione i cui valori fondanti sono il rispetto e la solidarietà tra popoli. Pensiamo al caso dei dispositivi medici bloccati alla frontiera da Germania e Francia, la frase infelice della Lagarde che ha mandato a picco l’indice FTSE MIB, o i commenti incresciosi [3] del Ministro delle Finanze dei Paesi Bassi. Appare evidente che il progetto di una vera Unione Europea sia ancora lontano da essere completato.

Allo stesso modo però, non possiamo dimenticarci tutto quello che è stato fatto a livello europeo per venire incontro all’Italia e quanto adesso sia in fase di studio. Da inizio epidemia l’UE ha proposto la sospensione del patto di stabilità e ha dato il via libera agli aiuti di stato, iniziative ampiamente approvate dall’Eurogruppo. Inoltre la Banca Centrale Europea ha lanciato il Programma di Acquisto per l’Emergenza Pandemia per un ammontare di 750 miliardi di euro, abbassando sostanzialmente i tassi d’interesse sui buoni del tesoro italiani (vedere Italy Government Bond 10Y | 1991-2020 Data [4]). In aggiunta, è stato dato il via libera al riutilizzo dei fondi europei inutilizzati nell’anno 2019, ricavando un fondo da 37 miliardi [5] per le imprese e la lotta al virus. Tutto questo mentre la Germania iniziava a ricevere pazienti Covid-19 nei suoi ospedali, occupandosi del trasporto e diventando il primo paese al mondo ad aiutare la regione Lombardia (ancor prima di tante altre regioni Italiane). Certo, un aeroplano con la bandiera Cinese stampata sulla fiancata fa più impressione, ma l’UE non è mai stata molto brava nel fare comunicazione (forse a causa dei ricordi nefasti che la propaganda evoca tra i suoi Stati Membri).

Veniamo adesso alle proposte in fase di elaborazione e la partita che si sta giocando a Bruxelles.

Lo scorso 9 Aprile l’Eurogruppo ha approvato una risposta coordinata a livello Europeo per circa 540 miliardi, con l’impegno di implementare un Recovery Fund per la ripartenza che ammonterebbe a circa altri 500 miliardi una volta terminata questa fase iniziale. La prima tranche di aiuti approvati si suddivide in 200 miliardi per le imprese da erogare tramite la Banca Europea degli investimenti, 240 miliardi tramite il Meccanismo Europeo di Stabilità (con l’unica condizione di essere spesi per l’emergenza sanitaria) e 100 miliardi di un fondo europeo a sostegno dei lavoratori che rischiano di perdere il lavoro (SURE fund). Questi strumenti si sommano alle risposte prese a livello nazionale dai singoli stati membri, che già ammontano a 430 miliardi di stimoli fiscali e 2.240 miliardi di iniezioni di liquidità [6].

©️ European Union 2014 – European Parliament

Come scrive Adriana Cerretelli sull’edizione del 15 Aprile del Sole 24 “In soldoni tutto questo significa che l’Europa per cominciare è pronta a veicolare sull’Italia 80-82 miliardi tra prestiti Bei (20 mld), Sure (15 mld), fondi strutturali inutilizzati (10-11 mld) e Mes (36 mld, con risparmio di 1,5 miliardi di tassi di interesse). In attesa del piano di rilancio europeo che, con o senza eurobond, si sa che richiederà tempo per essere costruito.  Difficile non chiamarla solidarietá.”

Ma torniamo un attimo sugli strumenti concordati dall’Eurogruppo. Lo scorso 17 Aprile il Parlamento Europeo ha approvato sia il Recovery Fund che la nuova linea di credito del MES, mentre e’ stato detto no ai Corona Bond. Come fa notare Carlo Cottarelli sulla Stampa [7], per finanziarsi questi strumenti (SURE e prestiti BEI compresi) si basano tutti su un concetto molto simile a quello dei Corona Bond. Ovvero l’erogazione di debito comune, garantito da un fondo messo a disposizione congiuntamente da tutti gli Stati Membri, fondamentalmente una mutualizzazione del debito. Questo e’ scritto nero su bianco anche dall’Ufficio Italia del Parlamento Europeo [8].

La votazione dello scorso venerdì è importante anche per un’altra ragione. Con il suo voto contrario ai Corona Bond, la Lega ha chiarito la sua posizione di fronte agli occhi dell’elettorato italiano. Dopo settimane di aspra polemica sul MES, il Carroccio ha confutato ogni dubbio che il problema non e’ il MES, bensì la solidarietà all’interno dell’Unione Europea. Affinché un determinato tipo di retorica possa continuare, occorre che l’UE non mostri segnali di solidarietà. Nemmeno se questi sono rivolti verso il nostro paese. Purtroppo l’idea di incolpare l’Europa di tutti i mali Italiani e la nostalgia per una valuta debole, che in questo momento sarebbe catastrofica per l’Italia, rimangono ben presenti tra molti elettori Italiani e i due principali partiti di opposizione sanno bene che queste convinzioni non devono essere smentite. Ne andrebbe del loro futuro politico. Guardatevi bene, cari lettori, da presunti economisti che invocano il ritorno alla sovranità monetaria e al contempo speculano sulla condizione di instabilità politica del nostro bel paese, magari mentre sono al governo [9]

Per salvarsi da questa emergenza sanitaria che si sta già trasformando in dramma economico, l’Italia deve invece sperare in un’Europa più forte, più solidale e più unita. All’interno di questa Unione Europea non solo abbiamo le spalle coperte da una banca centrale che sta facendo i nostri interessi ed un mercato unico che ci permetterà presto di tornare ad esportare senza dazi e dogane, ma anche e soprattutto il supporto politico ed economico di altri 26 paesi amici grazie ai quali possiamo affrontare congiuntamente le difficoltà che ci si stanno parando davanti. Certo, alcuni di questi paesi non si stanno dimostrando all’altezza dell’enorme crisi che ci ha investito. Per questo l’auspicio è che si continui a lavorare nella direzione di uno sviluppo e un rinnovamento profondo dell’Unione Europea, enorme garanzia per il benessere di tutti noi cittadini. Dovremmo probabilmente prendere ad esempio i 136 team di ricercatori internazionali che, finanziati dall’UE, stanno unendo le loro forze nel tentativo di trovare un vaccino contro il virus.

Non so che cosa verrà deciso al consiglio Europeo del 23 Aprile, ma so per certo in che cosa sperare.

Giovanni Sgaravatti

Coronavirus, piccola cronistoria

Qui di seguito una scaletta in ordine cronologico dei più recenti avvenimenti in Italia:

  • Il 29 Gennaio vengono riscontrati i primi due casi di Coronavirus in Italia (a Roma)
  • Il 21 Febbraio si rilevano i primi casi di trasmissione locale (da persone che non risultano aver viaggiato recentemente in Cina)
  • Il 4 Marzo si supera la dolorosa soglia dei primi 100 decessi
  • Il 6 Marzo ad un Consiglio Europeo straordinario il Ministro della Salute Italiano denuncia alcuni paesi, tra cui Francia e Germania, di impedire le esportazioni di attrezzature sanitarie
  • Il 6 Marzo l’UE annuncia un pacchetto di 140 milioni, di cui 47,5 destinati a 17 progetti di ricerca che coinvolgono 136 team di ricercatori impegnati nello sviluppo di un vaccino e 50 per indirizzati ad aziende Italiane che producono prodotti medicinali
  • Il 9 Marzo il Presidente del Consiglio firma il decreto (Dpcm) “io resto a casa”, chiedendo a tutti i cittadini Italiani di non uscire dalle proprie abitazioni se non per ragioni inderogabili
  • Il 10 Marzo l’UE stanzia un fondo da 25 miliardi per contrastare l’emergenza (garanzia 10mld SURE)
  • L’11 Marzo la Presidente della Commissione Europea condanna pubblicamente il comportamento di alcuni Stati membri di limitare la libera circolazione delle merci e in un video si rivolge ai cittadini Europei dicendo “Oggi siamo tutti Italiani”
  • L’11 Marzo la Cina invia un equipe di medici in Italia
  • Il 12 Marzo la Lagarde dice che non rientra nel mandato della BCE diminuire gli spread (lo spread italiano s’impenna)
  • Il 13 Marzo la Commissione Europea annuncia investimenti pubblici per 37 miliardi usando i fondi strutturali UE Il 15 Marzo il mercato unico torna ad essere tale e gli ordini vengono lasciati transitare liberamente
  • il 16 Marzo Eurogruppo
  • Il 16 Marzo viene approvato il “Cura Italia”, con il quale il governo autorizza 25 miliardi di indebitamento per fronteggiare l’emergenza.
  • Il 17 Marzo, l’ONG Statunitense Samaritan’s Purse installa un ospedale da campo a Cremona con 60 posti letto di cui 8 equipaggiati per la terapia intensiva e 60 tra medici e personale sanitario
  • Il 18 Marzo la Banca Centrale Europea lancia il Programma di Acquisto per l’Emergenza Pandemia per un ammontare di 750 miliardi di euro (lo spread torna a livelli normali)
  • Il 19 Marzo la Banca Europea degli Investimenti lascia sapere di star lavorando su un piano paneuropeo di investimenti per un ammontare di 250 miliardi indirizzati alle imprese ed in particolar modo alle PMI. La garanzia sottostante dovrebbe essere rappresentata da un fondo per 25 miliardi
  • Il 20 Marzo, patto di stabilità viene sospeso
  • Il 22 Marzo il governo chiude tutte le attività produttive non essenziali
  • Il 22 Marzo atterrano a Malpensa 52 medici Cubani
  • 24 Marzo, la Germania e’ il primo paese al mondo a ricevere pazienti COVID-19 Italiani
  • 24 Marzo, il Commissario Europeo per l’economia conferma che gli stati membri che potranno utilizzare i fondi europei per fronteggiare l’emergenza 
  • 25 Marzo la Cina invia 30 ventilatori polmonari, 20 set di monitor sanitari, 3.000 tute protettive, 300.000 mascherine (più altre 20.000 del tipo N95) e 3.000 schermi facciali
  • Il 26 Marzo, arrivano dalla Russia 120 medici, attrezzature e prodotti farmaceutici e 122 militari. Un giornalista della Stampa verrà minacciato da un portavoce del Ministero della Difesa Russo via Twitter per un’inchiesta sulla tipologia di aiuti erogati e le ragioni sottostanti
  • Il 26 Marzo si riunisce il Consiglio Europeo per mettere appunto una risposta fiscale congiunta alla pandemia. Il primo oppositore di tale risposta e’ l’Olanda, il cui ministro delle Finanze chiede perché paesi come la Spagna non possano rispondere autonomamente dopo 7 anni di crescita economica della zona euro. Il Primo Ministro Portoghese etichetterá la frase come “ripugnante”.
  • Il 27 Marzo il Presidente Francese Macron rilascia una serie di interviste ai giornali italiani dove si schiera pubblicamente dalla parte di Spagna e Italia in favore dei Coronabond.
  • 28 Marzo Von Der Leyen rilascia un’intervista a il quotidiano tedesco DPA dove definisce i Coronabond uno slogan
  • 29 Marzo, l’Albania invia un equipe medico-sanitaria in Italia per ricambiare gesti di solidarietà di tempi passati
  • Il 2 Aprile la Commissione Europea propone formalmente il SURE, un fondo da 100 miliardi di supporto alla disoccupazione causata dall’emergenza

foto in copertina di DAVID ILIFF. License: CC BY-SA 3.0: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:European_Parliament_Strasbourg_Hemicycle_-_Diliff.jpg

Per approfondire

https://www.repubblica.it/economia/2020/03/10/news/ue_von_der_leyen_un_fondo_da_25_miliardi_per_il_lavoro_e_la_salute_-250887782/

[1] Coronavirus: Is Europe losing Italy?

[2] Economics – Let us trade

[3] https://www.portugalresident.com/repugnant-pm-costa-launches-extraordinary-attack-on-dutch-finance-minister/?fbclid=IwAR2IVazHYsGqYpq_7HXTqHFAsN2qY1S2p_DKFvZYef1KEIx5kseslzq70fQ

[4] https://tradingeconomics.com/italy/government-bond-yield

[5] https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20200323STO75617/coronavirus-il-parlamento-europeo-approva-la-misura-da-37-miliardi

[6] Economia | Commissione europea

[7] https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/04/12/news/un-assurdo-dibattito-sui-fondi-del-mes-la-condizione-e-spendere-di-piu-non-meno-1.38708779

[8] https://europarl.europa.eu/italy/it/succede-al-pe/cosa-sta-facendo-l%E2%80%99ue-per-rispondere-all%E2%80%99emergenza-covid-19

[9] Borghi vende i Btp e guadagna il 25% grazie alla caduta del governo


https://quifinanza.it/soldi/export-mascherine-italia-germania-francia-ue/361473/

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_386

https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/regulation-coronavirus-response-investment-initiative-march-2020_en.pdf

https://www.ilpost.it/2020/03/16/coronavirus-ventilatori-mascherine-italia-germania-estero/

https://www.corriere.it/esteri/20_marzo_06/mascherine-dividono-ue-germania-francia-bloccano-l-export-30087c42-5fd6-11ea-96d2-d1c7db9c0ec3.shtml

https://eurohealthnet.eu/COVID-19

https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20200323STO75617/coronavirus-il-parlamento-europeo-approva-la-misura-da-37-miliardi

https://www.infodata.ilsole24ore.com/2020/04/08/quanti-soldi-stanzia-leuropa-per-la-ricerca-sul-coronavirus/

https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/support_to_mitigate_unemployment_risks_in_an_emergency_sure_0.pdf

http://www.mpifg.de/forschung/forschung/themen/baccaro_coronabonds_en.asp?fbclid=IwAR1BgN3iOyf3e22fzGYzoSGr1QP4TuXISqRnbAyS1S8r2QK02tssdU-oRU8

https://www.lastampa.it/cronaca/2020/03/16/news/un-ospedale-da-campo-davanti-all-ospedale-di-cremona-1.38600421

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/dalla-russia-con-amore-nel-team-di-medici-destinato-a-bergamo-anche-militari-russi-esperti-in-guerra-batteriologica_16573710-202002a.shtml

https://www.ft.com/content/d19dc7a6-c33b-4931-9a7e-4a74674da29a (Macron interview)

https://www.corriere.it/esteri/20_aprile_07/coronavirus-ferrari-lascia-cer-deluso-dall-approccio-dell-europa-811d1a72-7915-11ea-ab65-4f14b5300fbb.shtml

https://europarl.europa.eu/italy/it/succede-al-pe/cosa-sta-facendo-l%E2%80%99ue-per-rispondere-all%E2%80%99emergenza-covid-19

https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/economy_it

Unione Bancaria, per una maggiore solidità

Giovanni Sgaravatti

Giovanni Sgaravatti

L’Unione bancaria è un insieme di regole europee istituite per rafforzare il sistema bancario e finanziario europeo. Essa è composta da 2 elementi fondamentali: meccanismo di vigilanza unico e meccanismo di risoluzione unico. Entrambe le componenti riguardano prevenzione e gestione di crisi bancarie. Il meccanismo di vigilanza si occupa di monitorare l’attività delle banche al fine di aumentare la solidità del sistema finanziario e prevenire possibili crisi bancarie che possono mettere in pericolo l’economia dei singoli Stati e dell’intera Unione Europea.

Sede della Banca Centrale Europea

Principalmente, il meccanismo di vigilanza controlla e assicura che le banche abbiano capitale sufficiente ad assorbire le perdite derivanti da decisioni strategiche aziendali sbagliate o da crisi.  Il meccanismo di risoluzione unico invece è un insieme di regole che agisce quando la crisi del singolo istituto è già avvenuta o è molto probabile, cercando di gestire la crisi bancaria nel modo meno dannoso possibile per il sistema finanziario. Esso  è stato fondato con l’intenzione di responsabilizzare le banche nella gestione delle proprie risorse finanziarie, incentivandole a mantenere un’esposizione al rischio adeguata. Inoltre, si cerca di impedire il cosiddetto effetto contagio, ovvero che il fallimento di una singola banca possa mettere a rischio la stabilità di altre banche. Un elemento molto criticato del meccanismo di risoluzione è il cosiddetto “bail-in”, sistema per il quale non è concesso allo Stato, se non in casi eccezionali, di acquistare le banche in difficoltà. Con il meccanismo del “bail-in”, qualora una banca fosse in procinto di fallire, sarebbero i suoi azionisti a doversi far carico di pagare i debiti della banca, e se non ciò non bastasse, sarebbero gli obbligazionisti.

L’alternativa principale al “bail-in” è l’intervento dello Stato nella crisi bancaria. Lo Stato sarebbe costretto ad utilizzare risorse dei contribuenti per risolvere le inefficienze e gli errori della banca, spesso andando a gravare ancora di più sul debito pubblico nel caso italiano. Inoltre, se non ci fosse il meccanismo del “bail-in” le banche potrebbero essere motivate ad agire in maniera irresponsabile, prendendo rischi eccessivi. A rischi elevati spesso corrispondono rendimenti più elevati, ma ovviamente anche maggiori probabilità di perdite finanziarie e rischi di fallimento. Una banca sicura dell’intervento dello Stato potrebbe decidere di correre il rischio di fallire, sapendo che la conseguenza  non sarebbe poi così dannosa. Il “bail-in” dunque punta a evitare queste situazioni. Altrimenti, un’ulteriore possibilità per la risoluzione di una crisi di un istituto bancario è l’intervento del fondo interbancario per la tutela dei depositi (FITD), un fondo costituito con risorse delle varie banche di un Paese o di un sistema economico. Anche in questo caso però c’è il rischio che la singola banca si comporti in maniera imprudente, forte della copertura garantita dal FITD.


Uno dei rischi maggiori in caso di crisi di una banca è che questa non abbia più risorse sufficienti per restituire i depositi ai cittadini che le avevano affidato i propri soldi. La direttiva europea 94/19/CE, poi aggiornata dopo la recente crisi finanziaria, ha sollecitato i singoli Stati a costituire i fondi di garanzia dei depositi. In caso di crisi e fallimento di una banca, i cittadini che hanno depositato i loro soldi sono comunque tutelati da questo fondo finanziato dall’intero sistema bancario del Paese. I depositi sono garantiti per importi fino a 100.000 euro.

Unione Bancaria (in blu tutti i paesi che già applicano il Meccanismo Unico di Risoluzione)

L’Unione bancaria viene spesso criticata da piccoli e piccolissimi imprenditori, perché le imputano la responsabilità di un minor accesso al credito. In parte gli imprenditori hanno ragione, dopo gli accordi di Basilea, e ancora di più dopo l’istituzione nel 2014 del sistema di monitoraggio unico europeo, le banche sono molto più caute nell’erogazione del credito. Più che dell’UE, la responsabilità è però da imputare alle stesse banche italiane, che nel passato hanno concesso prestiti in maniera poco mirata, o completamente arbitraria. Basti pensare che nel 2015 il 16% dei prestiti bancari in italia erano di difficile recupero (l’attuale media UE è del 3,4%). Per altro, ben il 70% del valore totale di tali prestiti era stato concesso a pochi (circa il 4,7% degli affidati) con un valore medio di 2,2 milioni di euro. I piccoli e piccolissimi imprenditori quindi fanno bene a lamentarsi, la fragilità del sistema bancario italiano non è colpa loro.  Bisogna però sottolineare come le misure drastiche imposte alle banche italiane per aumentare le riserve e per alzare gli standard di valutazione del merito creditizio siano state fondamentali per rendere l’intera economia italiana più solida (quando le banche falliscono ci rimettono sempre gli investitori, i correntisti o, in caso di bail-out, i contribuenti). 

Infine, vale la pena menzionare anche l’area unica di pagamenti in euro (Sepa), di cui fanno parte 36 paesi e che ci permette di effettuare bonifici solamente con il nostro IBAN.

In conclusione, possiamo affermare che l’unione bancaria sia una fonte di vantaggi per l’economia italiana più che di inconvenienti. Le restrizioni sono un requisito per la stabilità e la storia recente dovrebbe averci insegnato che un sistema bancario e finanziario stabile deve essere preferito a uno poco regolamentato.

Michele Corio , Giovanni Sgaravatti

Un ringraziamento particolare a Beatrice Armanini

La (dis)continuità della Governance Europea

Bruxelles, 4 Luglio 2019. Antonio Tajani scende dallo scranno più alto del Parlamento Europeo. Stringe la mano al connazionale David Sassoli, che prende il suo posto. Sorridono. Questa istantanea chiude il valzer delle cariche di leadership dell’Unione Europea di questi giorni, ovvero di coloro che più di altri influenzeranno le scelte dell’Unione, e quindi le nostre vite, da qui ai prossimi cinque anni.

A seguito delle elezioni del nuovo Parlamento Europeo dello scorso 26 maggio, il volto dell’Unione e dei suoi rappresentanti si è modificato. Il cambiamento, tuttavia, non ha assunto le dimensioni che durante la campagna elettorale si paventavano, ma si è limitato ad un filo di trucco un po’ più pesante di prima. Durante i primi mesi del 2019, infatti, si prevedeva un’apocalisse, una rivoluzione in termini di numeri e di valori all’interno delle sfere decisionali di Bruxelles [1]. Fatto sta che tale cambiamento epocale non si è visto; ci sono stati alcuni aggiustamenti nella cabina di regia, ed alcune fluttuazioni nell’opinione pubblica, ma l’Unione Europea mantiene i suoi valori e le sue diverse anime che la caratterizzano.

Se alcuni equilibri sono cambiati, altri sono rimasti saldi. Ma di quali equilibri parliamo?

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I benefici meno noti di essere europei

L’Unione Europea non si occupa solo di Euro, banche e regole, ma è prima di tutto un’istituzione che permette ai Paesi membri di fare squadra. In questo mondo globalizzato, infatti, solo unendo le forze si può davvero competere con le altre potenze e tutelare appieno i diritti dei propri cittadini.

Di seguito sono riportati alcuni esempi dei diversi campi nei quali l’Unione Europea è impegnata, cosi come gli strumenti messi in campo per migliorare le nostre vite.

  1. Agenzia Europea per i Medicinali (EMA)
  2. Agenzia Spaziale Europea (ESA)
  3. Piano di investimenti per l’Europa.
  4. Il GDPR
  5. I programmi per la salvaguardia ambientale
  6. L’agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA)

In breve, proviamo a spiegare di cosa si tratta:

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Tutte le strade portano a Roma

Un viaggio nell’Europa dal 1957 al 2017: i 60 anni dell’Unione ci riportano ancora una volta a Roma.
“Tutte le strade portano a Roma”

Dal periodo monarchico alla Roma Imperiale il Foro Romano è stato il cuore della città, un punto di riferimento per tutta Europa.

In pochi metri si ergevano maestosi templi, basiliche, il Senato, le residenze degli imperatori.

Strade si diramavano in ogni dove, arrivavano genti da paesi limitrofi e remoti, dalle verdi terre del Sannio fin sotto l’Arco di Costantino, dalla Spagna fino al tempio di Giove, dalla Palestina all’imponente basilica di Massenzio.
Dietro alle dolci alture del Palatino sorge il sole, illumina l’Urbe e sullo sfondo si scorge il Colosseo.

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