
Filippo Paggiarin
Il titolo riporta la notizia della brutale uccisione di Pamela, le dinamiche non sono chiarissime, ma pare che lo spacciatore Nigeriano Innocent Oseghale, che le ha ceduto l’eroina l’abbia uccisa e fatta a pezzi prima di provare a nascondere il corpo della giovane assieme ad alcuni complici. Luca ha in mano il giornale, mette giù il bicchiere con la birra a metà e si rivolge a Matteo, seduto al tavolo del bar con sala slot in cui si trovano tutti ogni sera dopo il lavoro – per chi ce l’ha – alle 6 e mezza per chi non ce l’ha “Hai visto che cazzo le hanno fatto sti animali?!”
“Eh sì era una tossica grazie a quella merda che gli vendono sti quattro negri demmerda.. a casa loro non le fanno ste cose”
“Che vuoi fare… mandarli tutti a casa? Hai voglia…”
“Sì, ma finche’ al governo ci stanno i buonisti del cazzo qua non si fa niente e intanto questi vengono qua, spacciano, fanno le cose loro, stanno al parco a non fare niente con i telefonini …e noi che intanto non c’abbiamo più un lavoro li manteniamo”
“Eh e che vuoi fare… tra poco ci sono le elezioni magari qualcosa cambia”
“Lo so io cosa voglio fare”.



Probabilmente questo specifico dialogo non è mai realmente avvenuto nella sera precedente al folle gesto di Luca Traini, il 28enne che ha sparato indiscriminatamente verso immigrati di colore prima di andare sul luogo dove sono stati ritrovati i resti della ragazza lasciando un cero votivo con l’immagine di Mussolini per poi andare in centro e consegnarsi alla polizia facendosi arrestare con il tricolore sulle spalle mentre faceva il saluto fascista.
In questo atto terrificante sono racchiuse molte gravi problematiche della società italiana di oggi. Fortunatamente le vittime dell’assalto di Traini sono sopravvissute, ma ciò non toglie assolutamente gravità all’attentato. Condannare entrambi gli avvenimenti è (dovrebbe essere) naturale.
La città di Macerata è stata turbata da due tragedie nel giro di poche ore e, purtroppo, la tempesta sembra lontana dalla sua fine. Razionalmente ci si aspetterebbe una condanna congiunta dei partiti e delle istituzioni per le vicende maceratesi e una vicinanza alla comunità scossa dagli avvenimenti.
Non sarà, infatti, un dialogo avvenuto realmente, ma conversazioni come queste avvengono ogni giorno in ogni bar d’Italia, lungo tutta le penisola. Chi frequenta un po’ quello che viene definito “Paese Reale” sa bene che termini come “pulizia” e i “quando c’era lui” sono all’ordine del giorno. A dare misura di questi sentimenti razzisti e della follia condivisa sono i gruppi Facebook che supportano, lodano, inneggiano a Traini per quanto fatto. Nei giorni successivi hanno avuto luogo manifestazioni, offerte di supporto per le spese legali da parte di forze politiche di estrema destra e privati cittadini, applausi all’arrivo in carcere dentro sia tra i detenuti sia all’esterno. Le vendite del Mein Kampf in Italia su Amazon sono aumentate del 1000% in questi giorni e diverse voci si sono unite al coro xenofobo, per i più benevoli di questi: “Traini non doveva arrivare a tanto”.
Sono tutti pronti a emulare il gesto? No, la maggior parte di coloro che pronunciano frasi razziste e scrivono quei post su Facebook se ne vergognano quando viene chiesto loro di renderne conto. E’ più facile scrivere fesserie quando si è soli e dietro una tastiera magari coperti dall’anonimato del gruppo nei social piuttosto che parlare in pubblica piazza o addirittura dare seguito alle brutalità enunciate.
Chi dice che la politica italiana ha perso il contatto col Paese reale si sbaglia di grosso. Alcuni politici hanno infatti tentato di raccattare voti anche in questa tragedia, incolpando le politiche di accoglienza e i migranti. Essi sanno bene che questi gesti probabilmente non verranno ripetuti da altri improvvisati eroi della Patria se non a parole, o quantomeno sono pronti a correre il rischio.
Dopo i fatti avvenuti sarebbe stato lecito aspettarsi parole di condanna da parte di tutte le forze politiche che invece hanno visto in questi fatti l’opportunità di alzare l’asticella dell’odio convogliando le colpe verso altre fazioni politiche considerate responsabili dell’immigrazione e, di fatto, contro gli immigrati stessi giustificando l’aggressore. Sanno bene che cavalcare questo sentimento vergognoso e dimostrare che è condiviso e accettabile farà sentire giustificati tutti coloro che lo esprimono da dietro la tastiera e che lo stesso coraggio di dare sfogo a questi sentimenti lo possono ritrovare nascosti dietro le pareti della cabina elettorale, il prossimo 4 marzo.
È così che la rabbia e il sentimento di odio razziale crescente, accompagnato da inquietanti e sempre più diffuse rievocazioni nostalgiche di stampo neofascista e neonazista, sono piombati con vigore sulla campagna elettorale per le elezioni politiche, scoprendo un tessuto sociale frammentato ed evidenziando gravi rischi per la sicurezza del Paese. In questa situazione così delicata l’opportunismo politico ha prevalso, spingendosi oltre il limite della decenza, difendendo l’indifendibile, arrivando nei casi più inquietanti a giustificare l’attacco di Traini. Un attacco scagliato alla cieca contro innocenti, persone che nulla avevano in comune con l’omicidio della giovane Pamela, contro italiani o non chi lo sa, la cittadinanza non dipende dal colore della pelle, né tantomeno è garanzia di valori etici e morali.
Le forze politiche di estrema destra hanno ignorato anche gli appelli a non manifestare del sindaco di Macerata, travolto dai drammatici eventi, riversandosi nelle vie della città. Nei giorni successivi, come risposta, anche dei gruppi antifascisti sono scesi nelle piazze di tutta Italia per far sentire la propria voce.
Altri personaggi politici sempre di destra ma ben più rilevanti come Matteo Salvini o Silvio Berlusconi hanno mostrato una posizione morbida senza condannare fermamente l’accaduto. Le problematiche di integrazione degli immigrati sono presenti in Italia oggi, come in molti altri Paesi occidentali.



Il sistema di accoglienza può e deve essere migliorato, ma il vero problema che preoccupa ed urge affrontare, come Macerata insegna, è quello dell’odio razziale e del sentimento fascista, pericoloso per una società democratica.
Macerata non è “nera”, guai a far passare un messaggio del genere, vi sono state molte reazioni contrarie alle manifestazioni neofasciste e ai fatti degli ultimi giorni. È necessario però un contrasto più forte e deciso a questi fenomeni di odio, e prendere consapevolezza che il pericolo maggiore viene dall’interno ed è crescente. Non si può mettere a rischio la democrazia per paura di perdere qualche voto, si deve manifestare contro l’odio e a sostegno di Macerata, per dare man forte ad una comunità ferita.
Il coro di sdegno per le vicende di Macerata deve essere molto più forte, deve partire dalle istituzioni ma deve essere sostenuto da tutti i partiti, perché nessuno può chiamarsi portatore di valori democratici e non condannare tali atti. Non si tratta di una battaglia della sinistra, né solo del governo, in gioco c’è il futuro della democrazia e la nostra libertà di cittadini.
Filippo Paggiarin e Michele Corio